Guerra tra toghe

Non è l'Arena, "Davigo deve spiegare". Palamara a valanga: "Proprio lui, il simbolo di legalità e moralità, perché non...?"

C'è anche Piercamillo Davigo tra i "misteri" delle toghe al centro delle denunce di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm finito in disgrazia e travolto dallo scandalo intercettazioni che ha rivelato come funzionano le nomine di giudici e magistrati. 

 

 

 

In studio da Massimo Giletti a Non è l'Arena su La7, Palamara sottolinea: "I fatti dell'hotel Champagne vengono identificati come una sorta di patto occulto per la nomina del dottor Viola, magistrato integerrimo per chi l'ha conosciuto, procuratore generale di Firenze", "grandissimo magistrato e persona perbene", conferma Giletti. "Tanto lo era che il dottor Davigo, simbolo della legalità e della moralità, votò il dottor Viola". Poi però ha cambiato idea: "Qualcosa sarà successo e lo deve spiegare". 

 

 

 

Palamara fa altri nomi: "Nino Di Matteo non era una persona allineata, all'interno della magistratura c'erano resistenze, stesso discorso lo potrei fare per il dottor Alfonso Sabella, penalizzato nella carriera per una archiviazione. E anche il processo sulla trattativa Stato-Mafia fu uno dei criteri di scelta". 

 

 

 

E sullo sfondo delle guerre tra Procure si risale fino al 2008, quando "per la prima volta l'Associazione nazionale magistrati (il sindacato delle toghe, ndr) decide di fare una critica pubblica a un pm". Salerno contro Catanzaro, uno scontro clamoroso al sapore di politica: in mezzo, il magistrato in questione: Luigi De Magistris, oggi sindaco di Napoli e prossimo candidato governatore della Calabria. De Magistris, ricorda Giletti, "era addosso a Prodi e Mastella e il Quirinale, con Giorgio Napolitano, decise di intervenire, qualcosa di incredibile".