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Luca Palamara, cambia il capo d'imputazione: ora l'accusa è di corruzione in atti giudiziari

Aumentano le accuse ai danni di Luca Palamara. La procura di Perugia, durante l'udienza preliminare, ha modificato il capo d'imputazione per l'ex membro del Consiglio superiore della magistratura. A Palamara sono stati contestati i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e corruzione in atti giudiziari. Stessi addebiti anche all'imprenditore Fabrizio Centofanti e ad Adele Attisani

 

 

Secondo la procura Palamara avrebbe ricevuto da Centofanti viaggi, soggiorni e lavori eseguiti da varie ditte presso l’abitazione di Attisani, amica di Palamara e considerata “istigatrice” delle presunte condotte illecite. Nel dettaglio per l'accusa nel 2017 l’imputato ha carpito e veicolato informazioni sulle inchieste in corso a Roma e a Messina su quello che poi è stato definito "sistema Siracusa", nonché un comitato d’affari composto da magistrati, avvocati e imprenditori. A svelarlo proprio uno di loro, l’ex legale dell’Eni Pietro Amara in un interrogatorio che risale a qualche settimana fa. Amara sostiene che Palamara riceveva notizie dall’ex procuratore aggiunto di Messina Vincenzo Barbaro e dall’ex pm romano Stefano Fava, e le girava all’amico Fabrizio Centofanti (in cambio di vacanze e alberghi). 

 

 

Non è d'accordo la difesa del magistrato che parla di elementi già valutati. “Dopo tre anni sono stati riesumati elementi di indagine già in parte valutati inattendibili dalla stessa procura - contesta l’avvocato Benedetto Marzocchi Buratti -. Non ci stupisce nemmeno il periodo in cui questi elementi sono stati valorizzati”. E in conclusione: “Il mio assistito certo non si aspettava alcuno sconto – ha proseguito il legale – e non avrà nessuna difficoltà a difendersi da queste nuove accuse”.

 

 

Intanto Palamara ha fatto ricorso in Cassazione contro la decisione del Csm di espellerlo dalla magistratura. Alla base l’assimilazione dell’illecito disciplinare commesso da un magistrato a quello di un tassista che nell’esercizio delle sue funzioni commette un incidente stradale.