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Maria Giovanna Maglie, "leggete, ridete o inc***atevi". L'appello a sostegno di Speranza: guardate questi nomi

venerdì 16 aprile 2021

2' di lettura

"Guardate le firme di quelli che stanno con Roberto Speranza e se ancora ce la fate fatevi due risate. Oppure inc***atevi". Maria Giovanna Maglie, su Twitter, condivide polemicamente l'appello (tragicomico) di giornalisti, intellettuali e uomini del mondo dello spettacolo (in una sola parola: la crema dei salottini di sinistra italiani, televisivi e non solo) a sostegno del ministro della Salute.

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La contro-mossa mediatica alla mozione di sfiducia avanzata da Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia contro l'esponente di LeU, considerato il simbolo della pessima gestione dell'emergenza coronavirus in Italia da un anno a questa parte, peraltro sfiorato dallo scandalo del dossier dell'Oms fatto "sparire" nel maggio 2020 dal vicepresidente Ranieri Guerra, questa è l'accusa su cui sta indagando la Procura di Bergamo, per non fare cattiva pubblicità al governo Conte Bis e allo stesso ministro. Uno scandalo destinato ad ingrossarsi col passare dei giorni, ma questo agli intellettuali evidentemente non interessa. E la Maglie, giornalista d'area sovranista sempre molto critica con Conte e Speranza, non può far altro che deriderli.

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Sono 130 i firmatari dell'appello, una "manifestazione di vicinanza" voluta dallo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni e che ha riunito personalità come Don Luigi Ciotti, Antonio Scurati, Gianrico Carofiglio, Corrado Augias, Michele Serra, Gian Carlo Caselli, Francesco Guccini, Gabriele Salvatores, Neri Marcorè, Ferzan Ozpetek, Gabriele Lavia, Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Monica Guerritore, Tomaso Montanari, Moni Ovadia, Domenico De Masi, Gianfranco Pasquino, Nadia Urbinati, Gianfranco Viesti, Norma Rangeri, Marco Travaglio, Andrea Scanzi, Gad Lerner.

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Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, anche se sul conto politico di Speranza in teoria non possono non finire le 115mila vittime e i 15 mesi di lockdown a singhiozzo. Eppure, a detta degli ultrà del ministro rosso, bisogna difenderlo perché si è "battuto per tornare a investire significativamente sulla sanità pubblica. Si è battuto per il principio della massima precauzione e della massima cautela, quando altri si raccontavano che era solo un'influenza e ci suggerivano di aprire, di correre, di non perdere tempo". Chissà, forse parlano anche di Nicola Zingaretti, il re degli aperitivi. Quindi la perla: "Si è battuto e si batte per un piano vaccinale efficace e capillare, che è la condizione per preparare e facilitare le riaperture, concependo sempre il diritto alla Salute come principio cardine della nostra società e della nostra civiltà". Strano, perché di quel "piano efficace e capillare" fino a qualche settimana fa, diciamo prima di Draghi e Figliuolo, non c'era traccia. 

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