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Suicidio Giuseppe De Donno, trovato impiccato. Indiscrezioni: lo schiaffo sul Covid che non ha superato

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Un colpo dritto nello stomaco, il suicidio di Giuseppe De Donno, ex primario del Carlo Poma di Mantova, l'uomo che aveva spinto per la cura del plasma iperimmune contro il coronavirus. Si è ucciso impiccandosi, a 54 anni, dopo che da qualche settimana faceva il medico di base a Porto Mantovano. Ovvio lo choc dei colleghi medici e dei pazienti.

 

De Donno è stato trovato nella sua abitazione di Curtatone, alle porte di Mantova, e subito è scattato l'allarme. Sul posto si sono precipitati i carabinieri di Mantova e il 118: tutto inutile. Ora la salma si trova alle camere mortuarie dell'ospedale di Mantova, dove aveva lavorato tutta la vita, a disposizione della magistratura. Il medico, 54 anni compiuti lo scorso 2 luglio, sposato e con figli, non avrebbe lasciato alcun messaggio per spiegare il proprio gesto.

 

Filtrano, però, indiscrezioni: da qualche tempo avrebbe sofferto di problemi di salute, che si sarebbero andati a sommare a delle difficoltà in ambito lavorativo. De Donno, infatti, tra febbraio e maggio 2020 si era speso moltissimo per la cura con plasma iperimmune. Ma in seguito studi e analisi internazionali avevano portato a scartare tale tipo di soluzione di contrasto al coronavirus. E lo stop alla cura, si sussurra, sarebbe stato per lui un durissimo colpo psicologico.

"Siamo frastornati - afferma il direttore dell'Asst di Mantova Raffaello Stradoni -. Giuseppe era onesto fino in fondo e si è sempre speso per la verità e per gli altri: durante la prima ondata del Covid aveva dato il meglio di se stesso. Aveva investito moltissimo sul plasma, cura che ora è stata abbandonata ma che nonostante tutto aveva dato i suoi frutti: per lui è stato sicuramente un colpo difficile da gestire. È una grave perdita per tutti", conclude il collega.

 

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