Scenari agghiaccianti

Dritto e Rovescio, Vladimir Soloviev: "Attacco nucleare, ma l'obiettivo non è l'Ucraina"

Ancora lui, ancora Vladimir Soloviev, il minaccioso "giornalista di Vladimir Putin". Eccolo ospite in collegamento con Dritto e Rovescio, il programma condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, la puntata è quella di giovedì 28 aprile. E nel corso del collegamento Soloviev parla di armi nucleari. Lo fa in modo sibillino, a tratti quasi incomprensibile. Per certo minaccioso.

 

 

"Quanti asili sono stati distrutti? Però ospedali e asili sono usati dall'esercito ucraino come base. Anche l'Onu ha riconosciuto che l'Ucraina viola il diritto bellico", premette Soloviev difendendo la Russia dall'accusa di aver attaccato obiettivi civili. Dunque si passa alle atomiche: "L'arma nucleare tattica? Ovviamente non ha senso, non esiste, non ci dà niente. Abbiamo proprio un piano a questo proposito. Le armi che abbiamo permettono perfettamente di adempiere ai nostri compiti. Dal nostro progetto di sicurezza non abbiamo nei piani l'utilizzo di armi nucleari. È previsto l'uso di armi nucleari strategiche, che non hanno come scopo in ogni caso l'Ucraina, non è questo il nostro piano. Se saremo colpiti saremo costretti a rispondere", spiega Soloviev. Insomma, nessun arma nucelare tattica, che servirebbe ad intimidire. Bensì, nel caso, quelle "strategiche", ossia impiegate per colpire direttamente il nemico. Che però, spiega il giornalista di regime, nel caso non sarebbe Kiev...

 

"La dottrina militare russa non prevede l'uso di armi nucleari in questo senso. L'utilizzo delle armi nucleari è previsto solo dal punto di vista strategico", ovvero in risposta ad eventuali attacchi da parte della Nato", riprende. Dunque, rivolgendosi ad Antonio Caprarica, Soloviev spieta che "Vladimir Putin non ha mai rifiutato di negoziare. Forse la hanno ingannata", aggiunge riferendosi al fatto che Caprarica mette profondamente in dubbio questa ricostruzione. "Eravamo pronti a firmare ad Istanbul, sembrava che la pace fosse molto vicina. Ma purtroppo i consiglieri militari britannici e americani hanno cambiato le carte, dicendo che bisognava lottare oltre e che il conflitto doveva essere risolto sul campo", conclude Soloviev.