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Generale Vannacci indagato, "inchiesta a orologeria": l'affondo della Lega

Claudia Osmetti
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«Si tratta della solita inchiesta a orologeria». La Lega di Matteo Salvini non ha dubbi. Sul tavolo (anzi, in prima pagina sul Corriere della Sera) ci sono le tre contestazioni che gli ispettori ministeriali, su ordine dello Stato maggiore della Difesa, muovono al generale Roberto Vannacci. E cioè: uno, le indennità di servizio per i famigliari percepite (si suppone) illecitamente; due, le spese per i benefit legate all’auto di servizio che non sarebbero state autorizzate; e tre, i rimborsi per l’organizzazione di alcuni eventi e cene che, in realtà, non avrebbero mai avuto luogo Tutti i fatti riportati si riferiscono al periodo nel quale il generale ricopriva l’incarico di addetto militare a Mosca, in Russia.

Ri-scoppia il caso Vannaci. E questa volta non c’entra niente il suo libro (Il mondo al contrario, autoprodotto), non c’entrano nulla le sue affermazioni: c’entra, semmai, quell’anno e poco più passato nella capitale russa, dal 7 febbraio del 2021 al 18 maggio del 2022, e terminato, all’improvviso, con l’espulsione di Vannacci dal Paese (in verità assieme ad altri 23 diplomatici ed esperti militari) voluta dal Cremlino come risposta a una mossa analoga operata dall’allora governo di Mario Draghi in Italia.

Dettagli, questi, comunque, che non cambiano di una virgola la sostanza della questione odierna: Vannacci sarebbe sotto inchiesta, indagato per peculato e truffa, un po’ perché sua moglie e le sue figlie forse non erano effettivamente con lui a Mosca in quei mesi (dicono gli ispettori) anche se percepiva un’indennità con «la presenza dei familiari a carico nella sede estera», un po’ perché «avrebbe chiesto e ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la “promozione del Paese Italia”» e un po’ per un possibile danno erariale, il cui dossier è finito dritto dritto sulla scrivania della Corte dei Conti, per 9mila euro circa la sua Bmw di servizio. «Non parlo di questioni di servizio con la stampa», dice lui, Vannacci, il giorno dopo, quando oramai la notizia rimbalza sui giornali e sui social, su internet e alla televisione, «sono molto sereno e riferirò nelle sedi opportune».

 

A difendere immediatamente Vannacci è il Carroccio: «Vannacci è un uomo amato dai cittadini e scomodo al palazzo», fanno sapere fonti leghiste sulla vicenda, «visto che non riescono a intimidirlo in altro modo ci provano adesso con le inchieste e le minacce. La nostra stima nei suoi confronti, però», chiosano i salviniani di governo, «non cambia. Tuttalpiù aumenta».

 

Non è un caso che la Lega sia la prima forza politica a intervenire sulla questione: il nomedi Vannacci, infatti, è emerso, in queste ultime settimane, come quello di uno dei più papabili candidati del partito alle prossime elezioni europee di giugno. E, neanche c’è bisogno di sottolinearlo, ma il voto per l’Europarlamento lo tira in ballo Andrea Crippa, il numero due di via Bellerio: il “tempismo” a cui si riferiscono i leghisti riguarda proprio questo. Bufera, insomma. O meglio, ennesima bufera (in un certo senso Vannacci, a essere al centro del ciclone, è abituato). Ma anche pieno sostegno da parte della Lega. «Qualcuno lo colpisce per le posizioni scomode cui si è esposto», ribadisce nel pomeriggio proprio il segretario Salvini, «oggi noi siamo ancora più dalla sua parte, sia dal punto di vista umano che politico». È invece l’avvocato del generale, Giorgio Carta, che chiarisce: «Queste notizie risultano fare riferimento ad attività d’ufficio già accuratamente ricostruibili dall’interessato oltreché del tutto regolari. Ovviamente, nel rispetto del codice dell’ordinamento militare, tutti i chiarimenti saranno forniti nelle sole sedi istituzionali».

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