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Giuliano Ferrara e Jorit da Putin? "Fantozzi a Mosca, questo mondo mi fa paura"

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"Fantozzi a Mosca di purissimo conio". Serve la penna acuta e tagliente di Giuliano Ferrara per sbertucciare non tanto Jorit, il writer napoletano accorso a Sochi per stringere la mano e abbracciare sul palco Vladimir Putin, "per dimostrare al mondo che è umano" (roba da fantozziano "com'è umano lei", appunto), quanto chi in Italia lo sostiene in quanto artista "non allineato". 

Il mondo di Ciro Cerullo in arte Jorit, spiega l'Elefantino sul Foglio, "non è che sia un mondo bellissimo". E' lo stesso mondo in cui il presidente russo tanto acclamato, per dire, ordina un attacco missilistico su Odessa nelle ore in cui è in città il nemico, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In quelle stesse ore peraltro, come ricorda Ferrara, si sono registrati i primi morti nel Mar Rosso per mano dei ribelli islamisti yemeniti Houthi, alleati di Hamas, guidati da Teheran, e sostenuti di fatto da Mosca e da Pechino.

 

 

 

Mentre dall'altra parte dell'Oceano, nota polemicamente l'ex direttore, "si celebravano con il Super Tuesday i fasti del nemico assoluto della Nato, che si augura il peggio per gli alleati e partner europei degli Stati Uniti". 

 

 

 

Un mondo, questo, "che fa una discreta paura" perché si tratta di un "fascio di fanatismi, di deliri ideologici e religiosi, di dogmi che suonano campana a morto per le nostre certezze". Nulla di paragonabile al pur inquietante secondo Dopoguerra, perché in fondo sia i tragici fatti di Ungheria e Praga rientravano in uno scenario per così dire "scritto e stipulato", quello della Guerra Fredda e di due mondi congelati, impermeabili.

 

 

 

Oggi invece, tutto ci riguarda e tutto rischia di travolgerci, perché "è il momento dello squilibrio", conclude Ferrara. Si tratta di capire se "il mondo cosiddetto libero" saprà rispondere alla sfida per la sua stessa sopravvivenza, e in che modo.

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