A L'Aria che tira

Mattei contro Tecce: "Russia? Anche in Italia menano", "Finisci nel carcere siberiano?"

"Menano anche in Italia alle manifestazioni", "Ma finisci nel carcere siberiano? Ma dai": serrato botta e risposta tra Ugo Mattei e Laura Tecce nello studio di David Parenzo a L'Aria che tira su La7. Al centro della discussione i dissidenti uccisi in Russia. Secondo il giurista, non bisognerebbe scandalizzarsi perché anche nel nostro Paese "menano". E a tal proposito ha poi aggiunto: "Ti portano dentro per farti qualche domandina". "Ma non può paragonare le due cose...", è intervenuto allora il conduttore. "Non portatemi su questa 'slippery slope'!", ha replicato Mattei. Con la Tecce che gli ha chiesto: "Slippery slop? Wow!". "Sarebbe un declivio scivolante, non voglio andare lì", ha spiegato il professore.

"Quello che voglio dire - ha quindi proseguito Mattei - è che se tu vai a vedere tutte le manifestazioni internazionali, i commenti di Xi Jinping, dell'Arabia Saudita, di Lula e di tutto quello che è il blocco dei paesi che stanno emergendo in modo brutale e stanno sostanzialmente sostituendo l'egemonia del dollaro, sta cambiando il mondo. E noi stiamo qui come dei provincialotti a discutere se ci sono state elezioni vere o false. Dovremmo giocare un ruolo politico importante italiano nel Mediterraneo e nel mondo, che si può giocare solo da una posizione di neutralità". Le sue parole hanno stupito non poco Parenzo, che quindi è intervenuto dicendo: "Ma mi scusi, la vicepresidente del Parlamento europeo non fa la provincialotta, è con l'Europa a dire: noi stiamo dall'altra parte, a difendere la democrazia".  Il giurista, però, ha subito controbattuto: "L'Europa è la grande perdente di tutta questa storia".

Qui il botta e risposta tra Mattei e Tecce a L'Aria che tira

 

 

 

Il conduttore, allora, l'ha incalzato: "Lei insegna all'università della California a San Francisco, perché invece di stare in un meraviglioso campus americano non prende e non va a Mosca a fare le sue belle lezioni di libertà?". "Primo, perché non mi ci hanno invitato e non sono russo - ha risposto Mattei - io mi sono laureato nell'83, un periodo storico in cui se tu eri un ragazzotto proveniente dalla semi-periferia, quale era sempre stata l'Italia rispetto agli Stati Uniti, ti invitavano in America e ti davano un'opportunità che in Russia non c'era. Ma comunque non mi hanno messo ai margini nemmeno in Russia, io sono stra-tradotto lì. Il mio libro sulla proprietà è tradotto in tutte le lingue ex Unione sovietica". "Io non capisco da dove nasce questa fascinazione per un autocrate come Putin", ha insistito il conduttore. E il giurista ha chiosato: "Io sto facendo un discorso di equilibri geopolitici e geostrategici in cui penso che noi ci siamo attaccati alla slitta perdente, al cavallo sbagliato, in un momento in cui faremmo molto bene a prendere le distanze dagli Usa e a provare a capire che il mondo è grande e non è solo l'Occidente. L'Italia deve recuperare una sua autonomia di politica estera, mediterranea".