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Jean Paul Sartre, tutto l'amore del filosofo per l'Urss di Stalin

 Sartre

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Jean-Paul Sartre fu a lungo il filosofo nichilista del costume europeo, il maître à penser venerato dai goscisti di ogni latitudine, il guru per antonomasia. Ai suoi responsi oracolari, da Pizia del ventesimo secolo, si abbeverarono legioni di littori dell’engagement più impegnato.

Erano i formidabili anni Cinquanta e Sessanta, il decennio in cui a Parigi per essere ritenuti esistenzialisti bastava indossare giacche di velluto, maglioni neri con il collo alto, praticare l’amore libero e fare le ore piccole nelle “caves”, dove, tra cortine di fumo di sigarette Gauloises, col sottofondo musicale di orchestrine jazz alla Sidney Bechet, o della voce roca di Juliette Gréco, si potevano pronunciare frasi ispirate e laconiche sull’inautenticità dell’esistenza borghese e lamentarsi della prigione metafisica esistenziale. Fuffa allo stato puro.  (...)

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