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Stefano Conti, il brianzolo incatenato in tribunale a Panama? Per lui nessuno si indigna

Alessandro Dell'Orto
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Quando è entrato nello stanzone del tribunale di Panama era ammanettato. Anche lui come Ilaria Salis a Budapest - polsi bloccati, metallo ben visibile -, ma nessuno della sinistra si è indignato. Non ci sono state polemiche né proteste. Come se la tragedia non fosse uguale per tutti, come se il rispetto valesse solo per qualcuno, come se gli italiani all’estero non avessero tutti gli stessi diritti e non meritassero il medesimo trattamento. Stefano Conti, il trader brianzolo arrestato a Panama il 15 agosto 2022 con l’accusa di tratta di persone con fini sessuali (rischia dai 20 ai 30 anni, ma si è sempre proclamato innocente), ieri è stato prelevato a casa - dove è agli arresti domiciliari in attesa di giudizio -, ammanettato e portato in tribunale, senza essere liberato nemmeno quando era seduto e immobile. 

«Gli hanno tolto le catene soltanto dopo che ho guardato negli occhi il giudice - racconta Andrea Di Giuseppe, unico deputato (Fratelli d’Italia) eletto all’estero nella circoscrizione Nord e Centro America che era presente all’udienza con il suo staff, con il console, un rappresentante dell’ambasciata e una rappresentante di Amnesty International- e poi gliele hanno rimesse prima di farlo uscire per tornare a casa».

Conti è ai domiciliari a Panama dallo scorso novembre, ma prima è stato tenuto 423 giorni in condizioni disumane - sporcizia, scarafaggi, topi, violenza, armi, acqua solo per un’ora al giorno e zero privacy in un’unica cella condivisa con altri 25 detenuti - all’interno de La Joya di Panama, una delle prigioni più dure e allucinanti del mondo. Un incubo mentre ancora non era iniziato alcun processo, nessuna udienza era stata fissata. C’era solo un’ipotesi di reato. La storia di Stefano - ignorata dai più in Italia (Libero ha pubblicato un’intervista di due pagine lo scorso 1 settembre) perché non è politicizzata e perché lui non è un “compagno”, è la storia di un brianzolo che prima di stabilirsi a Panama nel 2018 ha girato il mondo fin quando, un anno e mezzo fa, è stato arrestato mentre era su un aereo pronto al decollo per il Costa Rica. E la sua vita da sogno è improvvisamente diventata un incubo: da trader di successo- viaggi, feste, lusso, dollari facili e belle donne - a presunto criminale.

 

 

Ora, finalmente, il processo che dopo la prima udienza di ieri lascia ben sperare. «La controparte, e cioè le ragazze presunte vittime spiega ancora l’onorevole Di Giuseppe -, hanno fatto una proposta di querela nei confronti del Pm e della Fiscalia (lo stesso Conti aveva già denunciato la procura per cospirazione, ndr) per presunte pressioni nelle testimonianze. E il giudice ha accettato. È un passaggio fondamentale per questo caso che io seguo personalmente dall’inizio: ora siamo tutti più fiduciosi in vista della prossima udienza che verrà fissata entro la fine del mese». Quella di Stefano Conti, purtroppo, non è l’unica vicenda drammatica e, contrariamente a quella di Ilaria Salis, poco pubblicizzata: gli italiani ospiti nelle galere di mezzo mondo sono 2.415, stando all’ultimo censimento della Farnesina. Si tratta di cittadini con passaporto italiano in attesa di giudizio o di estradizioni, già condannati e quindi destinati, molto spesso, ad espiare gran parte della pena all’estero.

 

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