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Scurati, Travaglio: "Sono gli stessi compagnucci?". Inchioda Pd, Lerner & co

domenica 21 aprile 2024

2' di lettura


Censure e martiri a targhe alterne. Marco Travaglio, sul Fatto quotidiano, le canta a chi, nel Partito democratico (ma pure nel "suo" Movimento 5 Stelle, va detto) sabato si è stracciato le vesti per la mancata partecipazione di Antonio Scurati a Che sarà, il programma di Rai 3 condotto da Serena Bortone che, alla fine, ha letto il testo sul 25 aprile che lo scrittore avrebbe dovuto recitare di persona.

Un'assenza "per motivi economici", ha fatto sapere viale Mazzini, con le opposizioni scatenate nell'alzare il più ghiotto dei polveroni. Eppure, qualcosa non torna. "Figurarsi che avrebbe fatto (la sinistra, ndr) se uno scrittore di destra fosse andato in Rai a dipingere Elly Schlein come la nipotina di Stalin", suggerisce Travaglio nel suo editoriale. Il punto, suggerisce il direttore, non sono Giorgia Meloni, Scurati o la Bortone, ma il rapporto tra la Rai e la politica. Un rapporto che al Nazareno dovrebbero conoscere assai bene, sicuramente meglio che dentro Fratelli d'Italia visto la permanenza dei dem a Palazzo Chigi. 

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"Nel servizio pubblico vero di una democrazia normale, altri bravi scrittori di diverso orientamento andrebbero serenamente in onda a dire peste e corna di Schlein, Renzi, Calenda (di Conte lo fanno da sempre le reti di destra e di sinistra) - nota Travaglio -. Gli interessati magari si lamenterebbero, ma poi si rassegnerebbero come faceva la Thatcher con la Bbc: 'Non mi piace, ma non posso farci nulla'". 

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Quindi una punzecchiatura che imbarazzerà chi, da Nicola Lagioia a quelli del Domani, da Concita De Gregorio a Roberto Saviano e Gad Lerner, hanno speso lacrime per la vittima Scurati: "I compagnucci che ora si stracciano giustamente le vesti per la censura a Scurati tacquero o solidarizzarono con i censori. Sono gli stessi che ai tempi di Renzi, mentre la sua Rai cacciava Gabanelli, Giannini, Giletti e Porro e destituiva la Berlinguer dal Tg3 per lesa renzità&boschità, parlavano d'altro o applaudivano". 

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