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In Onda, Rampini perde la calma con la Aprile: "Se vuoi capirla così"

venerdì 19 luglio 2024

3' di lettura

Risulta piuttosto urticante, per i radical-chic di casa nostra, l'intervento di Federico Rampini, firma del Corriere della Sera ormai da anni trapiantato negli Stati Uniti. 

In collegamento con In Onda, su La7, l'ex inviato di Repubblica mette in luce tutte le contraddizioni e le ipocrisie del mondo liberal e democratico americano, incapace di comprendere il fenomeno Donald Trump e soprattutto i suoi elettori, bollando il primo come un novello Hitler e gli altri come trogloditi, uomini delle caverne, razzisti, fascisti. Proprio quel mondo ben descritto da J.D. Vance nel suo Elegia Americana, il besteseller che ha accesso i riflettori sull'America "Hillybilly", bianca, rurale, povera, non acculturata. Una fetta di popolazione mai considerata dal partito democratico e anzi vittima, lei sì, di vero e proprio razzismo politico e culturale. Un mondo che oggi, non a caso, guarda a Trump e al "nuovo" partito repubblicano come unico in grado di rappresentarne almeno in parte speranze e istanze. 

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Non solo: dopo l'attentato subito da Trump in Pennsylvania, la stampa vicina ai dem si è affrettata a dare la colpa alla violenza che a loro dire caratterizza i trumpiani. E qui interviene Rampini, secondo cui "le punte di aggressività sono ben ripartite tra le due fazioni estreme. Voi avete ricordato giustamente quella terribile aggressione al marito di Nancy Pelosi ma più o meno nello stesso periodo ci sono state altre due aggressioni ai danni di esponenti conservatori: il parlamentare repubblicano Steve Scalise e un giudice di destra della Corte Suprema, Brett Kavanaugh. Quindi, la violenza è endemica da entrambe le parti".

L'elenco è ancora più lungo: "Noi tutti ricordiamo con sdegno, con orrore, con condanna imperitura l'assalto a Capiton Hill il 6 gennaio 2021, ma la destra americana e una parte dell'opinione pubblica americana ricorda sempre un evento analogo del 2020 quando la barbara uccisione di George Floyd per mano di un poliziotto bianco fu usata come pretesto dal movimento Black Lives Matter per incendiare sedi delle istituzioni democratiche in tutta l'America".

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Il ragionamento è chiaro, lineare, quasi banale se non avesse a che fare con le incrostazioni ideologiche della sinistra, compresa quella italiana. E infatti Marianna Aprile, conduttrice di In Onda insieme a Luca Telese, si innervosisce: "Rampini, scusa, però si può paragonare questo con un ex presidente che disconosce l'esito elettorale e che fa assaltare il Campidoglio".

Rampini è quasi spiazzato, dal momento che non aveva riportato una sua opinione ma, da cronista, si era limitato a registrare la percezione di una fetta dell'elettorato a stelle e strisce. E replica duto: "Non sto dicendo questo. Non farmi dire quello che non ho detto". "Allora spieghiamolo bene, perché è arrivata così", lo punzecchia ancora la Aprile. E stavolta Rampini perde la calma. "Non penso che sia arrivata così. Se la vuoi capire così, è perché la vuoi capire così tu". "Allora ho capito male io ma spieghiamolo anche per chi è a casa", prosegue un po' imbarazzata la conduttrice. "Ho ribadito la condanna incancellabile di ciò che Trump ha fatto il 6 gennaio 2021 – puntualizza il giornalista – aizzando una folla che ha assaltato il Campidoglio. Dico solo che però non possiamo continuare a parlare di violenza solo da una parte. Pochi giorni fa proprio Biden ha sentito il bisogno di scusarsi per aver detto che era tempo di mettere Trump al centro del bersaglio. All'epoca Biden usò la parola bullseye, che è appunto il bersaglio presente nei poligoni di tiro. Se quelle parole colte da una mente malata e da un ragazzo armato in un paese dove purtroppo ci sono troppe armi in giro finiscono in un attentato, capite bene che non ci si può limitare a parlare di violenza da una parte sola, altrimenti non si è credibili".

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