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Sinwar, l'ultimo delirio di Cecilia Parodi: "Un cucciolo di leone, non puoi morire"

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"Un cucciolo di leone". Così Cecilia Parodi, scrittrice diventata famosa per le sue sparate anti-israeliane (e indagata per odio razziale a Milano) su Instagram definisce così Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso da un drone dell'Idf durante una operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Un momento forse decisivo nella guerra in Medio Oriente, che provoca lo sconforto e lo sconcerto della Parodi. Il suo post in onore di Sinwar gronda commozione, con passaggi che sfiorano il vero e proprio delirio e il fanatismo pro-Pal

"Non c'è ancora conferma da parte della r3esistenza, nonostante siano trascorse molte ore - scrive la Parodi, che si definiva una "bimba di Sinwar", prima della conferma ufficiale della morte del terrorista palestinese -. Forse ti stanno piangendo. Canali e giornalisti palestinesi confermano che tu abbia lasciato quest'atomo opaco del male. Con un pacchetto di mentos in tasca".

Quindi l'esaltazione del morto: "Pare che tu abbia combattuto come un leone, come sempre, schivando due attacchi dai carri armati, e che tu sia stato colpito in testa mentre tiravi pietre contro un drone. Se quel corpo da bambino sei tu, per l'ennesima volta mi stupisco di quanto la morte ci renda fragili, minuscoli. La morte, se sei tu, ti ha reso un cucciolo di leone". 

"Hai detto 'il più grande dono che può concedermi il nemico è il martirio. Quel nemico che ti ha inserito nelle liste dei più ricercati al mondo e che in queste parole legge idiozie di un fanatico estremista. Non vede, non sente, non ha cuore, non potrà mai capire il cuore di un uomo che ha sacrificato tutto per la libertà del suo popolo".

Nelle parole della Parodi c'è il rovesciamento di tutti i parametri, forse della realtà stesa: il popolo israeliano "non comprende come un uomo possa ambire alla morte anziché alla schiavitù, perché loro sono schiavi di passioni disgustose, di idee folli, e credono che la loro prigione interiore sia bella". Sinwar è ritratto come un idolo delle folle, "una ispirazione" e una fonte di "coraggio per chiunque desideri un mondo diverso". E ancora: "La tua rabbia sparisce alla vista di un bambino, che baci e abbracci". La scrittrice si rifiuta di parlare di Sinwar al passato, "perché non puoi morire. Se è vero non è la fine e tu lo sai, lo sappiamo tutti, ma quei cretini pensano di aver fatto una bella figura o di aver risolto i loro guai. Per me - conclude - sei, e resterai vivo". 

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