Francesca Albanese ha trovato il suo movimento. Trasversale, internazionale e capace finalmente di incrociare tutti i temi cari all’estrema sinistra. Ed è ovviamente il “partito di Gaza”. Presentato praticamente ieri sera con tono dimesso e la solita convinzione quasi rabbiosa nell’enclave Rai di Marco Damilano, Il cavallo e la torre in onda all’ora di cena sulla terza rete. Tutto questo al termine di una delle peggiori giornate degli ultimi anni in termini di caos e violenza (finita con un bilancio di 60 rappresentanti delle forze dell’ordine feriti). Guai, però, a chiamarla “guerriglia”.
«È offensivo» secondo la rappresentante “pro Pal” dell’Onu che invece provocatoriamente si dice d’accordo con la Meloni che aveva parlato di immagini indegne. «Ha ragione. È indegno usare il manganello contro chi protesta». Come al solito, insomma, la versione capovolta della realtà. Come quella di definire «un atto ormai dovuto» il riconoscimento italiano della Palestina. Ovvero il Bengodi per una sinistra che non c’è se non tra le pagine dei libri della neo pasionaria.
«Quello che sta avvenendo a Gaza - ha concluso Albanese - ha segnato il risveglio delle coscienze verso minoranze che siano di indigeni, lavoratori sfruttati. Un paradigma contro le ideologie liberiste». Amen.