«Da collaboratore del ministro le posso confermare che Valditara è oggetto di scorta potenziata per le minacce di morte ricevute. L’autorità di polizia ha ritenuto di rafforzare la scorta a tutela della sua persona». Inizia così la nostra chiacchierata con Alessandro Amadori, docente incaricato di comunicazione politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, stretto collaboratore del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, con cui ha scritto un libro edito da Piemme È l’Italia che vogliamo.
Professore, mi piacerebbe una sua lettura dei fatti rispetto alle polemiche che stanno investendo il ministro Valditara in seguito alla famosa lettera diramata dalla Preside del liceo Michelangiolo di Firenze.
«Dobbiamo partire facendo un’analisi testuale di quella lettera. È stata costruita con una grande abilità. Soprattutto la seconda parte vìola in modo palese il principio di neutralità della funzione docente. Neutralità rispetto alle forze politiche presenti nel Parlamento della Repubblica».
A quali parole della lettera si riferisce?
«Non serve un linguista e neppure un letterato per comprendere che questo preciso passaggio - chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo chiamato con il suo nome - , è un chiaro riferimento a due partiti che sono la Lega per le frontiere e Fdi per il sangue degli avi».
Dove ravvede l’inopportunità di questo messaggio?
«Un funzionario pubblico, in particolare chi esercita una funzione didattica, non fa un’operazione corretta se dice di non votare quelli che sono due partiti che si trovano nel Parlamento da decenni. Partiti presenti nelle istituzioni europee, legittimati dal voto popolare, che fanno parte della vita democratica del Paese, definendoli fascisti e quindi meritevoli di rigetto».
Viene quindi violato quel principio di neutralità più volte ribadito dal ministro.
«Principio a cui tiene moltissimo. Ma da ambo i lati. Ci tengo a ricordare che il ministro ha sospeso un docente perché questo aveva messo in discussione l’Olocausto motivando il provvedimento con queste parole: “Il negazionismo dell’Olocausto è incompatibile con qualsiasi ruolo pubblico, e ancora di più in luoghi di formazione dei giovani”».
Questo dimostra che il principio di neutralità, cui la Preside con quella lettera è venuta meno, vale sempre per il ministro?
«Come un docente di destra non può permettersi di negare la storia e non potrebbe permettersi di dire non votate il Pd perché significherebbe riportare Stalin in Italia, così un docente di centro sinistra, non può, sia pure in forma indiretta dire che dobbiamo considerare la Lega e Fratelli d’Italia, portatori di una istanza fascista».
Rispetto alle accuse mosse al ministro sui provvedimenti da prendere confronti della dirigente scolastica?
«Il ministro ha affermato con estrema chiarezza che non ritiene che debbano essere prese misure contro la preside. Se eventualmente dovesse persistere un atteggiamento di questo tipo, e parliamo di propaganda implicita, ha detto “valuteremo se”. Si tratta di un chiaro periodo ipotetico».
Mi sta dicendo che le parole del ministro sono state strumentalizzate?
«Palesemente! È stata trasformata un’ipotesi, del tutto legittima da denunciare, in un’accusa di messa in procedimento amministrativo nei confronti della dirigente».
Il ministro è anche accusato di non aver condannato l’episodio di violenza avvenuto fuori dal liceo Michelangiolo di Firenze.
«Fin dall’inizio del suo mandato il ministro ha sempre fortemente ribadito il principio di sicurezza nelle scuole, condannando ogni forma di violenza. Sensibile fin da subito al fenomeno dilagante fra i giovani che è quello del bullismo, attraverso un’iniziativa che è stata anche fortemente criticata. Ha da sempre lanciato messaggi chiarissimi contro ogni forma di violenza, da quella verbale, psicologica e a maggior ragione quella fisica. Nel caso specifico di Firenze non ha avuto forse la prontezza comunicativa di ribadire questo suo impegno».
Come interpreta questa escalation di violenza negli ambienti scolastici?
«Io credo che il problema non siano i ragazzi ma gli adulti che gestiscono il mondo della scuola. Da docente universitario, avendo quindi rapporti diretti con loro, non ho la percezione che questa radicalizzazione di posizioni, derivi dagli studenti. Noi ci portiamo dietro un’estrema difficoltà nel dibattito politico a recepire la vittoria dell’altro. La vittoria del centrodestra è stata un fenomeno di dimensioni inattese. Una vittoria netta che ha provocato un problema di elaborazione del risultato».
Talmente inaspettato da suscitare tali reazioni sociali?
«Fin da subito si è cercato di impostare una comunicazione politica basata sul fatto che questo sarebbe stato un governo fascista. La profezia che si deve autoavverare. Riduzione delle libertà e la scuola che diventerà simile a quella che c’è in Corea del Nord. Si è creata una narrativa distorta e i ragazzi politicamente più attivi si ribellano. Il vero tema è che questa società sta tollerando dei livelli troppo alti di aggressività».
Si dice che sia la politica a determinare quello che succede nelle piazze e in questo caso nelle scuole.
«La scuola rappresenta il più grande organo comunicativo di un Paese. Basta guardare i numeri. In Italia ci sono circa otto milioni di alunni, 16 milioni di genitori, quindi parliamo di una platea di 24 milioni di persone su 60, che gravita intorno al mondo scuola. Non a caso tutti i totalitarismi di destra e di sinistra hanno sempre considerato la scuola come un sistema da dover controllare per modificare la società».
Sarà forse per questo che la sinistra sta cavalcando questa polemica e la stessa Elly Schlein nel suo primo discorso da neoeletta a segretario del Pd ha detto forte e chiaro che starà a fianco degli studenti?
«Elly Schlein, che ha un grande fiuto di comunicazione politica, ha individuato nella scuola un possibile asse forte di propaganda. Non possiamo negare che l’attenzione alla scuola da decenni è stata appannaggio della sinistra e quello che coraggiosamente sta cercando di fare il ministro Valditara, è ribaltare questo approccio storico».
Forse è per questo che risulta scomodo e se ne chiedono le dimissioni?
«Creda venga percepito come strano che un ministro cerchi, in modo così netto, di raddrizzare la rotta di un transatlantico. Sabato il Pd ha indetto una manifestazione a Firenze per dire no al Fascismo e dichiararsi accanto agli studenti. Accusare la destra di fascismo è l’unico mezzo che ha la sinistra per ritrovare una sua identità progressivamente persa. È il metodo più veloce. Basare la ricostruzione attraverso idee e valori richiede più tempo. Delegittimare l’avversario è meno dispendioso. È appena stata diffusa una nota del ministro Valditara: “Giusto il confronto ma no a ogni violenza. Investiamo risorse per una scuola libera e forte. La scuola è di tutti ed è palestra di civiltà. La scuola ha bisogno di cure e tantissimo lavoro”».