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Terroristi graziati? I giudici francesi sono più comunisti dei loro colleghi italiani

di Pietro Senaldi mercoledì 29 marzo 2023

3' di lettura

I magistrati francesi sono più comunisti perfino di quelli comunisti italiani. Altra chiave di lettura non dà la sentenza della Cassazione parigina con la quale un tribunale d’Oltralpe ci ha negato ancora una volta l’estradizione di dieci terroristi rossi nostrani degli anni di piombo. Parliamo anche di assassini conclamati. E stavolta non possiamo dare neppure colpa all’Eliseo, perché il presidente Macron aveva appoggiato la richiesta del governo italiano, smentendo quarant’anni e passa di dottrina Mitterand, in base alla quale per i governanti francesi la nostra giustizia equivaleva a quella dei talebani o della Santa Inquisizione. Stavolta avevamo la politica francese dalla nostra parte, almeno formalmente, ma non è bastato. Ciò che è raggelante ancora più del verdetto sono le motivazioni sulle quali si regge. La Francia ci nega l’estradizione perché i terroristi non hanno avuto un giusto processo, essendo stati giudicati in latitanza. E poi, altra argomentazione, ormai sono espatriati da decenni, hanno messo su famiglia e si sono anche comportati bene. Capirai, sono terroristi ma non così idioti da mettersi a violare le leggi del Paese che gli dà copertura e rischiare di essere messi alla porta.

Quanto alla prima argomentazione, è evidente che i criminali sono stati giudicati in latitanza non per colpa dell’Italia ma della Francia, che ha consentito loro di fare la bella vita anziché consegnarceli, cosa che avrebbe garantito loro un processo con tutti i diritti della difesa. Parigi, che ha tolto la pena di morte solo nel 1977, molti anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e resta la patria del caso Dreyfuss, la condanna di un ufficiale dell’esercito per tradimento solo in quanto ebreo, non è più garantista di Roma con i suoi criminali; quando poi essi sfidano lo Stato è addirittura spietata.


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La nostra giustizia sarà sgangherata e bisognosa di riforme, ma questo è per lo più un problema degli innocenti e della gente comune, non dei criminali, che qui godono di ampie tutele. Quanto alla seconda motivazione, il fatto che i terroristi hanno poi messo la testa a posto e fatto perfino famiglia, è un affronto ai parenti delle vittime solo dirlo. Parliamo di uomini che si sono potuti ricostruire una vita e affetti solo perché non hanno pagato per aver distrutto le esistenze e le famiglie altrui. E non l’hanno fatto perché la Francia li ha tutelati. Quella stessa Francia che con il verdetto di ieri addebita a noi le sue colpe.

DISPREZZO
Oltre alla rabbia legittima delle nostre istituzioni, e all’umiliazione che impone a tutti gli italiani, la sentenza di ieri porta anche un messaggio di disprezzo di Parigi, o almeno della sua magistratura, per le nostre istituzioni. E non è una questione di sfiducia nel nostro governo, perché i francesi non hanno mai cambiato posizione, chiunque fosse a Palazzo Chigi. Certo, verdetti come quelli che salvano degli assassini vantando e assumendo nero su bianco una superiorità della legge e della società transalpine rispetto alla nostra, ci fanno capire che, malgrado tanti sforzi e ancora più chiacchiere, l’Europa è una chimera, qualcosa che davvero, se parliamo di unità di spiriti, intenti, interessi, indirizzo e sensibilità, non avremo mai.

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