È stata una settimana ricca di avvenimenti importanti nella politica internazionale (dalla vittoria del centrodestra in Finlandia all’adesione della stessa Finlandia alla NATO, al processo a Trump, all’aggravamento della malattia di Berlusconi ecc.), ma merita grande attenzione la visita di Macron e von der Leyen in Cina e i colloqui avuti con XI Jinping sulla guerra. L’Europa ha accentuato la sua attenzione alla Cina, soprattutto dopo la pubblicazione da parte di Pechino di un suo “Piano di pace per l’Ucraina”, ed è evidente che i leader europei vogliono tentare di cogliere l’occasione, anche per segnare un risultato positivo a differenza degli USA.
Macron soprattutto ha sempre coltivato questa ambizione, e questa volta è riuscito a coinvolgere anche la leader della Commissione europea. Ricordiamo che Macron, il quale non ottenne nulla da Putin l’anno scorso nonostante decine di ore di telefonate, ci riprova ora con Xi. Certo sono lodevoli questi sforzi dei leader europei (solo la settimana scorsa ci aveva provato a Pechino il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez), ma è obbligatorio che i leader ricordino di non dover assolutamente cedere più di quanto ottengono dalla controparte.
Ha ragione chi ammonisce che la Cina coltiva l’obiettivo strategico di produrre un cambio sistemico dell’ordine internazionale. «Xi vuole rendere la Cina meno dipendente dal mondo e il mondo più dipendente dalla Cina», ha recentemente dichiarato la stessa von der Leyen. Se non siamo più che accorti, rischia di profilarsi una dipendenza accentuata dell’Europa e di tutto l’Occidente da Pechino. Pensiamo solo alle materie prime che sono e saranno essenziali per la transizione ecologica e digitale. come litio e cobalto. In questo campo l’UE è appesa alla Cina da cui importa il 98% delle terre rare, il 93% del magnesio e il 97% del litio. Eppure non tutti i governi sembrano avere appreso la lezione della dipendenza energetica- solo ora risolta- dal gas russo.
Per gestire le relazioni con la Cina , che dal 2019 è definita «rivale sistemico» della UE, sono essenziali strategie collettive, cui i Ventisette non devono sottrarsi. Queste missioni hanno sempre anche risvolti economici, che si mischiano - non sempre al meglio - con l’obiettivo politico di ottenere passi avanti nella soluzione della guerra. Insomma, sono fondamentali questi tentativi, anche per evitare quello che sarebbe un tragico accordo Russia-Cina: «A noi l’Ucraina a voi Taiwan». Sacrosanto cercare di far ragionare la Cina, ma tutt’altro che facile. E infatti Xi ha risposto: «La mia telefonata con Zelensky? Quando ci saranno le condizioni». Peccato che se ne parli da tempo, ma le condizioni non ci siano mai.