Chiedere scusa all’Italia per le dichiarazioni insultanti del ministro dell’Interno Gérald Darmanin? Manco per sogno. È questa la linea del governo francese nel day-after dell’ennesima crisi diplomatica tra Parigi e Roma. Una crisi figlia del dilettantismo diplomatico di un piccolo Sarkozy, Darmanin, chiamato a ricoprire un ruolo troppo grande per le sue capacità, e della necessità da parte del governo francese di inasprire i toni sull’immigrazione per ragioni elettorali interne (Marine Le Pen sta volando nei sondaggi di popolarità e i francesi sono stremati dalla pressione migratoria). «Non penso che la Francia debba scusarsi», ha dichiarato ieri il ministro dell’Istruzione francese, Pap Ndiaye, su France Info, aggiungendo che «se il Trattato del Quirinale firmato nell’autunno del 2021 è ancora valido» e resta la «bussola» in materia migratoria ci sono «delle modifiche da fare». Sempre su France Info, Nathalie Loiseau, eurodeputata di Renaissance ed ex ministra degli Affari europei, ha detto che Darmanin ha avuto «ragione» ad esprimersi in quel modo e che è l’Italia a voler «scatenare una mini crisi diplomatica» con la Francia.
NESSUNA RETROMARCIA - La parola scuse non è uscita nemmeno dalla bocca di Clément Beaune, ministro dei Trasporti francese. Su Europe 1, Beaune ha affermato che la Francia«non dà lezione agli italiani», ma allo stesso tempo ha ribadito tra le righe la posizione del suo collega all’Interno, che ha accusato «Giorgia Meloni, a capo di un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen», di essere «incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta». «Siamo sempre stati e siamo oggi nel quotidiano un partner dell’Italia per affrontare assieme le difficoltà migratorie. Ma bisogna ricordare, e non è una cosa di poco conto, qual è la posizione dell’estrema destra in Europa in materia migratoria», ha affermato Beaune.
Agnès Pannier-Runacher, ministra della Transizione energetica, ha detto su Lci che dal suo punto di vista le dichiarazioni di Darmanin «non creeranno problemi con l’Italia», forse dimenticandosi che quelle dichiarazioni hanno già causato l’annullamento del viaggio a Parigi del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e il rinvio dell’atteso bilaterale tra Macron e Meloni che era previsto nella capitale francese a metà maggio.
L’unica che sembra aver compreso la gravità di quanto accaduto giovedì è Catherine Colonna, capo della diplomazia francese ed ex ambasciatrice a Roma. Secondo quanto ricostruito da Libération, al Quai d’Orsay, sede del ministero degli Esteri francese, «sono furiosi per le cattive maniere usate da Gérald Darmanin», perché hanno rovinato mesi di intenso lavoro tra le due diplomazie in seguito al caos della Ocean Viking.
«CONTROPRODUCENTE» - A criticare l’uscita infelice di Darmanin è stato anche Éric Ciotti, presidente dei Républicains, il partito gollista, nonché consigliere dipartimentale delle Alpi-Marittime, il dipartimento che confina con Italia. «Un attacco inutile e controproducente», lo ha definito Ciotti, parlando di «dichiarazioni inopportune» e di «errore diplomatico». Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national, ha invece ricordato che Gérald Darmanin è l’ultimo che può dare lezioni all’Italia in materia di gestione migratoria, perché da quando siede al ministero dell’Interno la Francia ha battuto «tutti i record sull’immigrazione». Le frasi di Bardella non sono solo propaganda elettorale, ma una constatazione della realtà.
ALTRO CHE HOLLANDE - Secondo un rapporto curato dall’Oid (Obsérvatoire de l’immigration et de la démographie) sulla base dei dati del ministero dell’Interno, il governo francese ha infatti registrato il record storico di permessi di soggiorno concessi ai clandestini provenienti da Paesi extra-Ue, soprattutto da Marocco, Algeria e Tunisia. Nel 2022, il numero di permessi ha superato quota 320mila, cifre mai raggiunte negli ultimi trent’anni. Rispetto al 2007, quando alla presidenza della Repubblica era appena arrivato Nicolas Sarkozy e i permessi rilasciati erano 170mila, con Darmanin all’Interno si è registrato un più 86%. Senza contare gli innumerevoli clandestini la cui domanda d’asilo viene rifiutata ma restano comunque sul territorio francese. Oltre al boom dell’immigrazione illegale, il governo Macron registra un record negativo anche in termini di rimpatri, con tassi peggiori addirittura della gestione Hollande, l’ex presidente socialista. Stando al rapporto dell’Oid, la media annuale di rimpatri durante il mandato Macron è inferiore del quindici per cento rispetto al quinquennio Hollande: 24mila contro i 28mila sotto i socialisti. Prima di occuparsi degli affari degli altri Paesi, Darmanin farebbe bene a risolvere i problemi interni.