Premetto che sono un accanito difensore delle prerogative parlamentari, se non altro perché sono stato a suo tempo ministro per i Rapporti con il Parlamento, vice presidente della Camera, presidente di Giunta e di un Gruppo Parlamentare. Ho preso atto pertanto con dolore di come Grillo e i 5 Stelle siano riusciti a convincere i parlamentari della scorsa legislatura a votare la riduzione di un terzo del numero dei deputati e dei senatori, decisione avallata dagli italiani in un referendum con il 70 per cento dei voti a favore sul 51 per cento dei votanti. Il depauperamento della funzione di rappresentanza sul territorio e di un rapporto corretto tra numero degli elettori e degli eletti è stato giustificato con la necessità di ridimensionare i privilegi della cosiddetta casta e ridurre i costi di funzionamento di Camera e Senato.
SUPERFREGATURA
A riforma avvenuta, e dopo l’elezione del nuovo Parlamento con il nuovo assetto, credo si possa serenamente affermare che ci troviamo di fronte ad una gigantesca supercazzola nazionale, ben al di là di quelle artigianali che l’indimenticabile Conte Mascetti si inventava in Amici Miei. Intanto, a causa della riduzione del numero, i deputati e i senatori superstiti sono diventati tutti o quasi caballeros, essendo in via di estinzione il caso di deputati o senatori che non riescono ad avere quello che a Napoli chiamano “O pennacchio”. Alla Camera per esempio 27 deputati hanno incarichi di governo tra ministri, vice e sottosegretari, 20 fanno parte dell'Ufficio di Presidenza (presidente, 4 vice, 3 questori e 12 segretari) 70 hanno incarichi nelle 14 Commissioni permanenti (presidenti, vice e segretari), 12 nelle Giunte Autorizzazioni ed Elezioni, 4 in Vigilanza Rai e Copasir, mentre altri sono destinati a presiedere Commissioni che stanno per essere costituite o devono ancora designare i componenti: Nato, Ocse, Consiglio d’Europa, Ince, Questioni Regionali, Enti previdenziali, Infanzia, Schengen, Anagrafe Tributaria, Federalismo Fiscale, Semplificazione, Vigilanza Cassa Depositi e Prestiti, Femminicidio, Antimafia, Rifiuti, Orlandi, Rossi, Sicurezza Città più varie ed eventuali.
A loro volta i dieci gruppi parlamentari che si sono costituiti hanno incarichi interni: i 5 Stelle ad esempio, un presidente, un vicepresidente vicario, un vicepresidente, due segretari ed un tesoriere, la Lega 7 con incarichi interni ed il Pd 11, per un totale tra tutti i gruppi di un'altra sessantina di incarichi. Se consideriamo poi che al Senato il numero dei senatori è stato ridotto a 200, ma la situazione degli incarichi è analoga a quella della Camera, è facile appurare che trovare un senatore senza un qualche pennacchio aggiuntivo è come trovare un ago in un pagliaio.
TUTTO UGUALE A PRIMA
Sistemati così (si fa per dire) i privilegi della Casta, come siamo messi con i risparmi garantiti dalla rivoluzione grillina? Non ci crederete ma leggendo i bilanci preventivi di Camera e Senato si scopre che la riduzione sensibile di spesa è avvenuta nelle ultime tre legislature quando i parlamentari eletti erano 945, mentre nel 2023, 2024 e 2025 la spesa dei due rami del Parlamento, rimasti con 600 Parlamentari, resterà uguale a quella di prima, e cioè 943 milioni di euro per la Camera e 505 milioni per il Senato. Per gli effetti di una operazione condotta dal presidente Fico nella scorsa legislatura, infatti, nel bilancio della Camera per questa legislatura si trova scritto che «nell’ambito del Bilancio registrano incrementi le voci relative al personale non dipendente, per effetto della disciplina dei collaboratori dei deputati, all’acquisto di beni e servizi ed alla spesa previdenziale», pertanto «il totale della spesa rimane sostanzialmente invariato». Applausi a Beppe Grillo che ha gabbato il popolo italiano come Tognazzi-Mascetti che riusciva a «blindare la supercazzola con uno scappellamento a sinistra o a destra come se fosse un pentolone».