L’INSTC (International North South Transport Corridor) è un modello di rete multimodale- nave, ferrovia, strada - voluto da Russia, Iran e India e pensato prima della guerra in Ucraina. Allora si prevedeva che l'INSTC entro il 2030 sarebbe stato in grado di gestire il 70% di tutto il traffico di container tra l’Eurasia, il Golfo Persico e l'Asia meridionale. L'INSTC ha progettualmente tre rotte fondamentali: quella occidentale che collega Russia-Azerbaigian-Iran-India; quella transcaspica che collega Russia-Iran-India; e quella orientale che collega Russia-Asia centrale-Iran- India.
In specie, la rotta orientale presenta il porto strategico di Chabahar (una zona cuscinetto a base etnica beluci), nel Sud-est dell'Iran, che è l'unica infrastruttura portuale iraniana con accesso diretto all'Oceano Indiano. La rotta orientale collega la Russia orientale a quella centrale, passando per Kazakistan e Turkmenistan, alla parte meridionale dell'Iran e all'India e alle terre arabe sul bordo meridionale del Golfo Persico. Il regime iraniano cerca di coinvolgere oltre alla Russia anche la Cina per sviluppare due porti strategici nella zona industriale di libero scambio di Chabahar: Shahid Beheshti e Shahid Zalantari.
L'India ha sempre guardato a Chabahar per avversare la Cina ed i suoi porti collegati a costellazione nella BRI attraverso l'Oceano Indiano. Chabahar è, oltretutto, in concorrenza con il porto pakistano di Gwadar, nel Mar Arabico, snodo strategico del corridoio economico denominato CPEC (China-Pakistan Economic Corridor) su cui Pechino sta investendo ingenti risorse. L’incertezza dell’India circa questo progetto ha spinto l'Iran tra le braccia della Cina e Chabahar potrebbe essere inglobato nella BRI, pur restando nell'INSTC.
E poi c’è la Turchia. La ferrovia Baku-Tbilisi-Kars, inaugurata nel 2018, serve ad Ankara per configurarsi come un hub strategico per il trasporto di container dalla Cina all’Europa. Pechino ha investito nella costruzione di una ferrovia da Kars a Edirne sul lato europeo del Bosforo, mentre i turchi hanno investito in un ammodernamento miliardario dei porti di Mersin e di Izmir. Il cosiddetto Corridoio di Zangezur, che idealmente unisce l’Azerbaigian alla Turchia passando per l'Armenia, è un pezzo sulla scacchiera caucasica su cui UE e Gran Bretagna hanno puntato sin dall'armistizio del 2020 in Nagorno-Karabakh. Londra ha in Baku un partner privilegiato e potrebbe “ispirare” le condizioni agli armeni per un trattato di pace e la rinuncia a qualsiasi influenza sul Karabakh. Anche il “concorrente” Corridoio di Zangezur sarà al centro di un nuovo Grande Gioco, geopolitico e geoeconomico, perché potrebbe collegare gli hub logistici dell'UE con la Transcaucasia e l'Asia centrale.
Un nuovo Iran allineato all’Occidente sarebbe in grado di sviluppare progetti infrastrutturali in connessione con i grandi players economici occidentali (per l’INSTC servono flussi di capitali stabili). E se anche l’India scegliesse di integrarsi maggiormente con il mondo libero? Con un INSTC “potenziato”, l’India colmerebbe il suo divario tra domanda e offerta di energia e rafforzerebbe il commercio elettronico transfrontaliero. Ma l’Iran è sempre più fiaccato dagli scontri coi talebani a Nord-est, nello stesso momento in cui il fianco settentrionale è percorso da insidiosi moti revanscisti dettati dall’asse Azerbaigian-UE-UK (gas) e da quello Azerbaigian-Turchia (in funzione anti-armena).
La Cina, poi, si prenderà l’INSTC per connetterlo alla BRI o lo neutralizzerà, continuando a sostenere la non-esistenza delle ex-repubbliche sovietiche per attirarle nella sua trappola del debito. Tutte queste microfratture vanno analizzate e ricomprese in un’ottica storica di analogia con gli Stati cuscinetto dell’Otto (Nepal) e del primo o secondo Novecento (Montenegro, Austria). Ricordiamo le tesi di Brzezinski sull’Eurasia, perché il rischio è far spostare tutto l’equilibrio globale a favore della Cina e dei suoi alleati: Russia, Iran, Cuba (vero Pivot nelle Americhe), Corea del Nord. In Eurasia c’è la continuazione della battaglia per la libertà di Kiev, in un quadro dove libertà politiche e libertà economiche coincidono.
*Analista di politica internazionale e consulente strategico.