«Cosa posso fare di meglio?» Le parole di Evgeniya Emerald, la Giovanna d’Arco ucraina, sono ormai leggenda. Allo scoppio della guerra lo scorso anno si era rivolta così al suo comandante chiedendo appunto come avrebbe potuto meglio servire il suo Paese assediato per la seconda volta in pochi anni dai russi. La prima, quando ancora era modella, aveva ricevuto l’addestramento di base, la seconda il comandante gli ha risposto che avrebbe fatto il cecchino. Avrebbe dovuto insomma togliere delle vite, freddamente. «Per 30 secondi ho tremato, tutto il mio corpo tremava e non riuscivo a fermarlo. Quella consapevolezza che ora farai qualcosa che sarà un punto di non ritorno», ha raccontato poi la 31enne sicura però che quella cosa, seppur difficile, andava fatta in quanto «non siamo andati noi da loro con una guerra. Sono venuti loro da noi».
LA LEGGENDA - Evgeniya ha poi scoperto di essere incinta, un figlio concepito con il cecchino Evgeniy Stipanyuk e nato 4 mesi fa. I due si sono innamorati in fretta, a guerra appena iniziata, e si sono sposati al fronte in una foresta a Kharkiv con una cerimonia officiata dal loro generale. Anche la sua gravidanza è diventata leggenda, perché Evgeniya, nonostante il pancione e i rischi del mestiere, ha continuato a sparare con il suo fucile, tanto che i russi stessi adesso la chiamano “la punitrice”.
La gravidanza di Evgeniya è stata anche lo spunto perché Kiev si decidesse a dotare “ufficiosamente” le soldatesse ucraine di divise originali femminili, e non semplicemente adattate alla peggio da quelle maschili.
Della questione si occupa in particolare la Zemlyachky Foundation, una ong creata dalla coppia Ksenia Drahaniuk eAndriyKolesnyk, il cui compito principale è fornire alle donne soldato il necessario, munizioni, scarpe, uniformi, comprese quelle speciali per soldatesse in dolce attesa. Un grande salto di qualità dal momento che fino a poche settimane fa le soldatesse ucraine dovevano arrangiarsi vestendo uniformi troppo grandi che intralciavano pericolosamente i loro movimenti in battaglia. La Zemlyachky fornisce anche protezioni e kit umanitari di vario genere, compreso assorbenti, farmaci per la cistite ecc, ma anche “sostegno psicologico” e “riabilitazione” per chi torna dal fronte.
Stando ai dati del ministero della Difesa ucraino, il 23% dell’esercito ucraino è costituito da donne: una cifra cresciuta di oltre 20 volte in soli quindici anni. Più della metà di loro sono soldati, mentre le altre lavorano in ruoli di supporto civile. Nel 2008, solo 1.800 donne servivano nell’esercito ucraino, attualmente sarebbero 42mila. Fino al 2014 compreso, anno in cui la Russia ha attaccato il Donbass e si è annessa militarmente la Crimea, per le donne entrare ufficialmente nell’esercito era molto complicato. Quelle che volevano partecipare direttamente ai combattimenti dovevano di fatto unirsi ai battaglioni di volontari, così fece Evgeniya Emerald e anche Andriana Arekhta, che divenne poi una figura centrale nella lotta per i diritti delle donne nell’esercito e nel dicembre 2022 è rimasta gravemente ferita durante i gli scontri nella regione di Kherson.
Anche se la partecipazione femminile alla difesa della Patria è ora riconosciuta e l’attuale governo sta facendo molto per cambiare le cose, per le donne ucraine è comunque tuttora difficile farsi accettare in un sistema dalla mentalità ancora maschilista e sovietica.
LE MOLESTIE - Nel periodo tra le due guerre furono prodotti due documentari sul tema: il primo nel 2017, intitolato Invisible Battalion, che racconta le vite di sei volontarie nel Donbass: il secondo, No Obvious Signs del 2018, che racconta la storia di una donna tornata dal fronte con una sindrome post-traumatica. Ma lo testimoniano anche le decine di denunce di molestie sessuale che la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar intende portare in tribunale. Alcune di quelle che ne hanno parlato sarebbero state anche minacciate di immediato trasferimento alle unità psichiatriche.
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.