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Pietro Senaldi: quel filo rosso che unisce progressisti, centri sociali e terroristi

di PIetro Senaldi lunedì 16 ottobre 2023

4' di lettura

C’è un filo rosso - e il colore non è casuale - che unisce le piazze italiane che sfilano pro -Palestina, i fanatici islamici che inneggiano ad Hamas, le Bierre, i cui esponenti di ieri scopriamo oggi dietro gli striscioni in favore di Gaza, i centri sociali che lanciano slogan anti-semiti e i loro cugini anarchici, quelli da cui proviene Alfredo Cospito, il bombarolo che flirta con i mafiosi e riceve le visite dei parlamentari dem in carcere. Il collante di questa disumanità varia è l’odio per il centrodestra, il nostro Paese, la società occidentale e la nostra storia in generale.

I cortei del fine settimana nelle strade italiane hanno dimostrato che il fondamentalismo islamico non è un’eccezione ma la regola, il desiderio di distruggere lo Stato ebraico non appartiene solo ai terroristi di Hamas e neppure al solo mondo arabo, ma è condiviso dall’Italia di sinistra non poi troppo estrema. La nostra società è spaccata in due, divisa in tutto, soprattutto nei valori, proprio come lo sono Israele e la Striscia di Gaza. Sono tempi pericolosi, nei quali l’Italia, per la prima volta, può diventare teatro e vittima del terrorismo islamico, proprio come lo è stata e lo è la Francia, che infatti si è vista costretta a vietare i cortei pro-Palestina, perché si sarebbero trasformati in sfilate di odio, micce accese nelle città. Ma Parigi è vicina, è solo questione di numeri: quando a Milano e Roma ci sarà la stessa percentuale di islamici sulla popolazione, avremo le stesse possibilità di subire attentati.

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È quello che il mondo progressista nostrano, che in questa settimana successiva alla mattanza di bimbi e civili ebrei si è esercitato nei distinguo tra Hamas e i palestinesi, nell’analisi delle responsabilità del premier israeliano Netanyahu e nella descrizione della complessità della questione araba, non vuol capire. In momenti come questi si sta da una parte o dall’altra: con l’Occidente, lo Stato, Israele e la nostra civiltà o contro. Non è un caso che nel corteo di sabato a Milano pro-Palestina abbia sfilato Francesco Giordano, uno dei condannati per l’assassinio di Walter Tobagi, che dopo cinquant’anni non ha deposto i propri progetti sovversivi.

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Anarchici, centri sociali, brigatisti, fanatici dell’Islam hanno tutti il medesimo obiettivo: sconfiggere la democrazia in Italia e abbattere i valori della nostra società. Il livello di tensione è massimo perché oggi governa il centrodestra, tra le cui ragioni sociali c’è la difesa di questi principi, ai quali invece i governi democratici avevano iniziato ad abdicare dolcemente. Di fronte a chi, italiano da secoli, italiano di prima generazione, immigrato, islamico o altro, a una settimana dall’eccidio urla in piazza slogan contro Israele e omette ogni condanna dei terroristi di Hamas, i vari Giuseppe Conte, Elly Schlein, Nicola Fratoianni e tutti gli altri leader e leaderini della sinistra devono prendere una posizione netta e definitiva.

Pro o contro, consapevoli che ogni indulgenza è un cedimento verso chi nutre progetti sovversivi. Invece da esponenti autorevoli del mondo progressista abbiamo visto giustificare come ragazzate le scritte anti-semite apparse sui muri dei nostri licei e abbiamo sentito porre sullo stesso piano la vittima e l’aggressore, Israele e Hamas. Abbiamo assistito a tentativi di raffinati commentatori di spostare il discorso indietro nella storia odi spiegare come in realtà l’Islam è una religione moderata e gli integralisti ne sono solo una piccola minoranza. Sono tutte legittimazioni all’orrore di dieci giorni fa, che vengono interpretate dai terroristi come una debolezza dell’Occidente e quindi un invito a colpirlo ancora. Anarchici, centri sociali, studenti di estrema sinistra che scrivono che «ogni solidarietà a Israele equivale a dichiararsi razzisti e sionisti» sono alleati, c’è da augurarsi inconsapevoli, del terrorismo islamico.

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Gli ultimi dieci giorni hanno cambiato lo scenario mondiale e ci lasciano un decalogo di insegnamenti. 1) l’Islam moderato, se c’è, non vuole o non può fermare quello estremista 2) i fondamentalisti islamici sono tra noi e nelle nostre moschee predicano imam e pregano fedeli che ritengono i terroristi di Hamas degli eroi e la mattanza di sabato un atto di resistenza 3) c’è un sentimento razzista e anti-semita in ampie fette della sinistra nostrana che neppure si preoccupa di nasconderlo, anzi lo esibisce orgogliosamente 4) la causa palestinese viene strumentalizzata dai movimenti anti-sistema in Italia per contestare lo Stato 5) la volontà sovversiva degli estremisti italiani è tale da spingerli a giocare con il fuoco e non temere di saldarsi con i terroristi islamici 6) buona parte della nostra opinione pubblica è terrorizzata dai futuri sviluppi della situazione al punto da non prendere posizione, sperando che tutto passi facendo come gli struzzi, ovverosia mettendo la testa sotto terra 7) buona parte dell’opinione pubblica occidentale, vittima di un’inspiegabile senso di colpa, vola troppo alto, analizza, ricostruisce, giustifica, anziché capire la gravità della situazione e così facendo legittima i terroristi, islamici e non 8) l’Italia è in prima linea nella difesa dell’Occidente 9) l’allarme immigrazione aumenta la vulnerabilità del nostro Paese perché, come detto dal ministro Piantedosi, può essere un veicolo del terrorismo 10) l’estrema sinistra che non è riuscita a cambiare il mondo e neppure a fare la rivoluzione, sta delegando all’integralismo islamico il compito.


 

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