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Israele, Elly Schlein getta la maschera da Formigli

di Andrea Tempestini venerdì 3 novembre 2023

2' di lettura

Lo scorso lunedì, dopo l'ospitata da Fabio Fazio a Che tempo che fa, su Libero avevamo ancora concesso il beneficio del dubbio ad Elly Schlein. "Continua a non dire parole chiare": questo il titolo con cui riassumevamo le posizioni della leader Pd sul conflitto in Medio Oriente

Da Fazio, Schlein ragionava: "Per fermare Hamas bisogna isolare Hamas, né il popolo palestinese né il mondo arabo. In democrazia c'è un confine netto tra la giustizia e la vendetta e questo confine non va superato mai". E ancora, accusava Israele di "violare il diritto internazionale".

Come detto, una posizione sfumata, in cui pur emergendo la condanna di Hamas dopo i fatti del 7 ottobre, le sfumature su Israele erano piuttosto marcate e permettevano differenti interpretazioni. Una linea, quella tenuta da Schlein a Che tempo che fa, molto comune nel cosiddetto campo progressista, quello dei "se", dei "ma" e dei distinguo. Quello in cui qualcuno coltiva un serpeggiante pregiudizio anti-israeliano.

Il punto è che la "mostrificazione" di Israele, come ampiamente pronosticato sempre dalle colonne del nostro quotidiano, di giorno in giorno sale di intensità. Insomma le posizioni si fanno molto meno sfumate, i riflettori vengono puntati quasi esclusivamente sulla "rappresaglia" di Israele, i morti dello Stato ebraico paiono già scordati. In tal senso, si pensi alla vicenda dell'ospedale al Ahlì di Gaza, vicenda di un paio di settimane fa: a caldo, in tanti - in troppi - puntarono il dito contro Israele, attribuendo le responsabilità dell'accaduto all'Idf. Peccato che poi - poche ore dopo, non giorni - le evidenza lasciavano supporre una responsabilità diretta di Hamas, un "razzo finito male". Ecco, il punto è che quando c'è da "mostrificare" Israele non c'è tempo da perdere. Mai.

Si diceva, Elly Schlein. Ecco un altro esempio di facile lettura. Se domenica, da Fazio, i toni erano quelli che vi abbiamo raccontato, ecco che pochi giorni dopo - giovedì sera a PiazzaPulita, il programma di Corrado Formigli in onda su La7 - i toni cambiano radicalmente, soprattutto dopo l'attacco al campo profughi di Jabalia. Schlein spiegava che "non abbiamo imparato niente dalla storia, perché l'odio chiama odio". E ancora: "Non è possibile vedere derisa la parola pace, è l’unica prospettiva di sicurezza. Non ci sarà sicurezza per Israele finché non ci sarà uno Stato palestinese pienamente riconosciuto". Ultimo estratto: "La strage di Hamas dello scorso 7 ottobre? Niente giustifica le bombe sui civili, soprattutto quando siamo davanti a una popolazione chiusa e stretta in un fazzoletto di terra senza poter uscire", concludeva Schlein.

Questo soltanto per far notare come i fatti, agghiaccianti, dello scorso 7 ottobre paiono essere passati nettamente in secondo piano. Un poco inquietante anche quel "non ci sarà mai sicurezza per Israele" a meno che si adotti la soluzione dei due Stati. Per carità, quel che dice Schlein è assolutamente legittimo. Colpisce solo come i toni cambino in fretta, così come in fretta cambiano gli aspetti di questa vicenda su cui si pongono i riflettori. Le parole della Schlein, ora, sono chiarissime...

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