Parla di pericolo fascista e la destra vince le elezioni; sale in cattedra sulla parità di genere e il primo presidente del Consiglio donna è di destra; sventola come proprietà esclusiva il femminismo, ma non scende in piazza contro gli stupratori di Hamas; lancia manifestazioni per colpire il patriarcato di Giorgia Meloni (cresciuta in una famiglia di sole donne) e non vede il patriarcato islamico in casa e sotto la Scala; denuncia il vuoto dell’aula del Parlamento (mentre delibera sulla legge contro la violenza alle donne) e poi si assenta al momento del voto; insegue il treno di Lollobrigida e s’attacca sempre al tram.
La sinistra italiana è così, con lo sbarco dei marziani a Roma, i Cinque Stelle, ha perso ogni inibizione e non si vergogna più di non -essere. Non avendo un pensiero proprio dai tempi del crollo del Muro di Berlino, il Pd prima ha fallito l’aggancio con la socialdemocrazia (non potevano certo farla con Alessandro Natta e Achille Occhetto), poi ha cominciato a scimmiottare i liberal americani: iniziò con stile declamatorio Walter Veltroni con le sue fascinazioni su John Fitzgerald Kennedy (altri tempi e poi confidava nel fatto che nessuno, nemmeno tra i suoi adulatori, avesse mai letto la biografia di JFK, uno che aveva un insaziabile appetito sessuale, altro che cultura paternalista a destra), poi fu Matteo Renzi a provare a darsi un tocco di Barack Obama durante la sua avventura a Palazzo Chigi, ma senza comprendere che il materiale ideologico del presidente americano, in fondo, era quello delle Black Panthers e di sua moglie Michelle, un “noi e loro” (neri e bianchi) che dopo due mandati avrebbe condotto alla vittoria di Donald Trump e all’apertura della questione irrisolta dell’uomo bianco americano. Il rosso antico della segreteria di Nicola Zingaretti tenne botta con la base delle salsicce alla festa dell’Unità, ma la politica va oltre la carne, è anche spirito e fatale fu l’idea del gran tessitore dell’impero romano, Goffredo Bettini, di allearsi con i Cinque Stelle del Conte inteso come «un punto di riferimento per la sinistra» (Zingaretti dixit, orrore). La “cosa” giallo -rossa si frantumò per mano di un fulminante Renzi (spesso anche per se stesso) e al governo arrivò Mario Draghi.
Seguirono grandi mal di pancia e al partito fu acclamato conducator l’auto-esiliato Enrico Letta che non riuscì a recuperare il senno del Pd, nonostante il suo risciacquo nella Senna. D’altronde come poteva pensare di farlo? La sinistra francese era zombificata da tempo, Emmanuel Macron resta un furbo destrista riverniciato a sinistra, dunque il tuffo senza rete di Enrico era scritto.
POCHE IDEE CONFUSE
Alla fine, nella disperazione e dissipazione di tutto un mondo che non c’era più intorno, con un ribaltamento che ha liquidato il voto dei tesserati e dato il potere ai robot delle primarie, è arrivata lei, Elly Schlein. Sembra inadatta a tutto, ma non va sottovalutata, perché in testa un’idea ben confusa ce l’ha, va monitorata con il radar, come quegli aerei dove il pilota non risponde più ai segnali della torre di controllo: Schlein ha indossato il camice dell’ingegnere sociale e sta iniettando nella politica italiana il virus “woke”, una politica fatta di battaglie per i diritti (sempre intesi senza doveri) delle minoranze che finiscono per schiacciare le maggioranze, un “risveglio” che ha come necessario teatro la piazza e dunque va declinato nel suo vero significato di “rivolta”. Non faremo come a Washington, ma peggio, perché la democrazia americana ha un presidente e un Congresso, la Casa Bianca e Capitol Hill, mentre noi ci ritroviamo con istituzioni da rifare e il tabù della «Costituzione più bella del mondo» sul quale già si è schiantato il funambolo numero uno, Renzi.
Ma torniamo al presente, a Super Elly, che sta facendo le prove tecniche del suo show, le prime immagini le abbiamo viste con le strade dove hanno sfilato gli utili idioti dell’Occidente che hanno finito per favorire i tagliagole di Hamas. I giornali della scuderia progressista hanno ululato di piacere di fronte al pieno di piazza del Popolo, ma la seconda prova sarà ancora più intensa, la manifestazione romana (tutte le strade portano a Roma, diventata il nessun dove dell’Italia) di sabato prossimo contro il patriarcato, la nuova parola magica dei raffinati intellettuali «à gauche».
Sabato saranno visibili tutti i tizzoni ardenti che Schlein sta cercando di tenere insieme senza bruciarsi, mascherandoli per occultare almeno formalmente le contraddizioni, nascondendone i simboli reali (esempio, le bandiere della Palestina nella manifestazione del Pd, per non sembrare anti-israeliani), sopprimendo sul palcoscenico le pesanti contraddizioni dell’esperimento. Conta la rappresentazione, Elly ci sta lavorando come regista, coreografa, attivista. Non potendo essere riformisti e moderati, si passa al trasformismo dell’estremismo. Si tratta di nitroglicerina politica, materiale altamente instabile. Mi chiedo se Schlein e i suoi collaboratori che trafficano in alambicchi abbiano riflettuto sui pericoli del loro gioco da piccoli chimici della piazza.
Il terreno fertile per alimentare l’ondata “ellysta” esiste, l’Italia ha robusta storia di caos e disordine, lunga e consolidata. Si comincia liquidando come problemi da estirpare l’educazione classica, il concetto di maestro che insegna davanti agli allievi (la tradizione della “lezione frontale”, il nemico da abbattere), la gerarchia e l’autorevolezza del sapere, continuare nella già ben avviata operazione di sostituire il dubbio della scienza con la certezza dello scientismo, polverizzare quel (poco) che resta della famiglia, a cominciare dal padre e dalla madre, quanto al maschio, è da giorni il nemico di tutte le donne, chiunque egli sia, è una questione di genere.
COME LE BLACK PANTHERS
Dite che l’idea non farà il suo corso? Non tra i moderati, le persone che hanno già una certa praticaccia della vita, ma l’humus è altrove, il terreno fertile a cui punta il Pd è tra i giovani, nella selva del rancore, tra i delusi, chi non ce l’ha fatta e cerca un capro espiatorio, tra chi cerca più che soluzioni imprese epiche da ricordare. È somma dei segmenti di una società frammentata che si auto-dipingono come reietti. È un quadro che piace alla gente che piace, quella che ieri in America ospitava in salotto le Black Panthers e oggi dalle nostre parti mostra comprensione per i rapper della violenza metropolitana. È il ciclo dell’eterno ritorno, sabato saranno di nuovo tutti in piazza, che brivido, l’immaginazione di Elly al potere.