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Francesco Storace: von der Leyen promette un commissario alla Casa? Datelo a Ilaria Salis

di Francesco Storace venerdì 19 luglio 2024

3' di lettura

In cinque anni quante ne possono succedere. Simpatie impreviste, odi che non si rimarginano, amori che nascono. Strasburgo è luogo dove può accadere di tutto, soprattutto se inaspettato. Ci sarebbero sequenze di storie da raccontare, quante ne ha viste quell’emiciclo...

La seduta di ieri, quella che ha portato alla conferma di Ursula von der Leyen, ha vissuto i momenti che potrebbero essere raccontati fra qualche tempo, magari con un’incredibile dovizia di particolari. C’erano quelle due donne che si guardavano da lontano. In basso la zarina, Ursula, che scrutava gli occhi di chi la doveva votare. E anche di lei, che mai e poi mai l’avrebbe votata. Ilaria Salis, lassù a sinistra. La tedesca, colpita da quella rappresentante dell’Italia... La maestrina rossa con scarsa frequenza, dall’estrema sinistra a occhieggiare la presidente della Ue, una specie di nemico di classe (non in classe). L’aula di Strasburgo è immensa. Ospita quasi 800 parlamentari e una marea di funzionari. Eppure può capitare di intendersi da una parte all’altra. Io guardo lui che guarda lei che guarda me...

Entrambe, le due avversarie ideali, hanno qualcosa in comune: odiano Viktor Orbàn. Ursula, perché non sopporta l’attivismo del leader magiaro; Ilaria, che vuol fargli pagare la prigionia, anche se poi si è trasformata in grazia ricevuta. Poi, la parola magica, la casa. Con la Salis che impenna le orecchie, ascolta, prende appunti. Zitti, fatemi ascoltare, dice ai suoi compagni.

No, non è il piano casa di Salvini che il Parlamento italiano approva in questi giorni. Von der Leyen scandisce la frase: «Nominerò un commissario con una competenza diretta sulla casa». Un colpo al cuore, il diritto all’alloggio. «Vuoi vedere che farà arrestare i proprietari di immobili?», sembra sognare la maestrina approdata a Strasburgo.

Tocca agli europarlamentari dibattere dopo il discorso della presidente, che torna a guardare verso sinistra, per capire se ha fatto centro. E si convince di essere riuscita nel suo intento, quando arriva la provocazione del parlamentare austriaco Mayer, del gruppo dei Patrioti, che chiede di verificare se la Salis non sia armata di martello, non si sa mai...

Ursula sorride. E pare pensare... «In fondo potrei prometterle anche il no alla richiesta ungherese di revoca dell’immunità». Non è che lo vuol dare proprio il commissario alla casa, a Ilaria? Che intanto ha già preso tanti appunti mentre parlava la presidente uscente e rientrante. Al punto che nel suo gruppo, “The Left”, si sono voltati in direzione della sua penna e del taccuino, ma che fai, erano i loro volti a parlare. Lei, rossa pure in viso, ha dovuto dirlo: «Io sono contraria alla von der Leyen, criminalizza i migranti». E si tranquillizza pure Mimmo Lucano, compagno di banco e di partito. (Anche se sono rimasti in due in Sinistra italiana, gli altri quattro eletti in Avs se ne sono già andati con i verdi a votare per Ursula).

«La voglio recuperare», mormora la tedesca, «quell’estremista non gliela devo lasciare». Ilaria si sente osservata, telefona al padre che l’ha accompagnata fin lassù: «Che faccio, dammi un consiglio». E lui, Roberto Salis, fiero, felice, non ci pensa un attimo e spara la sentenza di famiglia: «E che aspetti, figlia mia, si era chiusa una porta si è aperto un portone enorme. Approfitta, dammi retta, anche dopo il voto». La rivoluzione dura poco.

Ma state scherzando?, si chiederà il lettore. Non ci scommetta troppo, che ormai in politica ci stiamo abituando a vedere di tutto, compresa la spaccatura tra Bonelli e Fratoianni sul futuro dell’Unione europea e dei suoi vertici. Ma tant’è. Dopo la campagna elettorale, tornano a dividersi. Hanno incassato i voti sul nome di Ilaria Salis e adesso in 4 su 6 la votano. Vi pare che la detenuta eccellente possa restare a guardare per tanto tempo?

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