Le urne sono chiuse e i seggi attribuiti. AfD ha vinto a mani basse in Turingia e Sassonia; Bsw, la lista esordiente rosso-bruna di Sahra Wagenknecht, ha portato a casa fra il 12 e il 15 per cento, mentre la Cdu di Friedrich Merz si è confermata primo partito in Sassonia e secondo in Turingia. Per gli altri partiti è stato un disastro.
La prossima sfida è quella della formazione dei due governi regionali ma il problema non è semplicemente aritmetico. Attorno all’AfD resta steso un “cordone sanitario” che nessun partito intende tagliare. Il Bsw, nato come costola dei veccho social-comunisti della Linke, non ha però un’agenda tanto diversa da quella del partito sovranista tedesco. Delle strategie e delle dinamiche fra le tre liste uscite più forti dalle elezioni nei due Länder orientali – e fra tre settimane va al voto anche il Brandeburgo – abbiamo parlato con Konstantin Vössing, politologo tedesco della City University of London.
Con oltre il 30% ottenuto domenica in due Länder orientali si può ancora definire AfD un partito di protesta?
«L’AfD esiste così com’è perché in Germania non c’è un solo sistema partitico. Ce ne sono invece due: uno all’est e uno all’ovest; e ormai il solo partito capace di raccogliere consensi in entrambi è la Cdu. Così, la coalizione che sostiene il governo federale (Spd, Verdi e Liberali, Ndr), è un’alleanza di partiti occidentali. In maniera marginale anche la Spd raccoglie consensi all’est; e lo stesso fa AfD fa all’ovest: resta il fatto che il partito sovranista è un partito dell’est, così come lo è la nuova lista Bsw di Sahra Wagenknecht. Alla sua domanda rispondo dunque di no: AfD non è un partito di protesta ma una formazione in parte neofascista e in parte “semi-borghese” il cui scopo è dare voce al risentimento degli elettori dell’est nei confronti dell’ovest».
Friedrich Merz ha riportato la Cdu abbastanza verso destra rispetto al centro dove l’aveva spinta Angela Merkel?
«Questo è un falso problema. La scelta di Merz non è fra centro e destra ma fra politiche e competenze. Mi spiego: chi vota Cdu all’est lo fa convinto che si tratti del partito più capace di far ripartire l’economia e di gestire al meglio la cosa pubblica, non perché sposa nuove linee politiche contro rifugiati e immigrati. Io non credo che la Cdu possa essere il partito più competente e quello più anti -profughi al tempo stesso».
Se Fratelli d’Italia e il Rassemblement National seguono una traiettoria dalla destra verso il centro, perché AfD si muove nella direzione opposta?
«Si tratta di due partiti con una tradizione ben più lunga di quella di AfD (fondata nel 2013, Ndr), che ogni giorno diventa più radicale. Una linea che non le impedisce di guadagnare consensi: al contrario, gli elettori sembrano apprezzare quella dose di estremismo. I suoi elettori sono dunque ideologicamente fascisti? No, ma il loro risentimento nei confronti dell’ovest è radicale».
Per quale motivo?
«Perché associano i valori democratici dell’Occidente per esempio con l’arrivo dei migranti e con la globalizzazione. Con il suo linguaggio estremista AfD soffia su questo fuoco anche se sa che questa strategia ha un limite».
Quale?
«Che così facendo AfD non può diventare un partito di governo: certo, in virtù del suo grande peso potrà influenzare le procedure parlamentari ma non certo governare, a meno di ottenere il 50%. Nelle scienze politiche riconosciamo i partiti che vogliono massimizzare i consensi, quelli che puntano a massimizzare le politiche e quelli che puntano al massimo numero di cariche di governo. In questo momento AfD è un partito del primo tipo. Ma più spingi su un solo obiettivo e meno risultati ottieni degli altri due».
Ma se il Bsw di Sahra Wagenknecht ha un’agenda simile a quella di AfD, perché non si alleano?
«In primo luogo, a differenza di AfD, il Bsw appare maggiormente orientato alle politiche di AfD. Poi va ricordato che sia Wagenknecht che i suoi accoliti vengono da un milieu che si vuole apertamente antifascista. Se si alleasse con i sovranisti la fondatrice del Bsw subirebbe certamente una scissione».