Fitto: "Ma quale 20, puntiamo al 25%: per Alfano le porte ora sono chiuse"
Raffaele Fitto, lei che è l'uomo forte di Fi in Puglia, dica la verità: non vede l'ora di dimostrare a Berlusconi che prenderà molti più voti di Giovanni Toti, capolista al Nord-Ovest nonché ultimo arrivato. «Ho invitato Toti e gli altri capolista a Bari domenica con l'obiettivo di dare il massimo contributo al risultato del partito. Berlusconi stavolta non è candidato, ma il suo nome è nel simbolo. Lui ha dato a tutti noi grandi opportunità. Noi ora dobbiamo metterci la faccia per restituire una piccola parte di quello che lui ha dato. Ecco perché ritengo gravissimo che chi è stato totalmente beneficiato da lui in questi anni, nel momento di maggiore difficoltà per il nostro leader, abbia rinnegato la propria storia». Ogni riferimento ad Angelino Alfano... «Il riferimento è a tutti coloro che hanno fatto una scelta così incredibile. In un partito si discute, si diverge, ma restando dentro. Io, anche con le posizioni di dissenso che ho assunto, non ho mai messo in discussione la mia lealtà e la mia coerenza. Pur non avendo ricoperto ruoli di primissimo piano in questi anni, soprattutto in questo difficile momento esprimo la mia gratitudine a Silvio Berlusconi. Ecco perché quello che è successo nel nostro partito mi ha lasciato basito, letteralmente senza parole». Con queste premesse, lei non facilita la ricomposizione con Alfano che invece tanti nel suo partito auspicano. «Faccio fatica a comprendere come si possa programmare la riorganizzazione del centrodestra, addirittura con l'ambizione di guidarlo, diventando la stampella di un governo guidato dal segretario del Pd. La contraddizione è così stridente che francamente una ricomposizione non mi sembra all'ordine del giorno». Lei ha organizzato la kermesse di Bari, invitando anche il Cav che però è stato interdetto dai magistrati, per dare un'idea di unità, ma le liste di Fi sono il faticosissimo frutto di scontri molto duri. Lei stesso ha dovuto ingaggiare un braccio di ferro con Berlusconi per fare il capolista al Sud. «Io con il mio leader non ingaggio bracci di ferro. La fase della composizione delle liste ce la buttiamo alle spalle. Ho proposto la manifestazione di Bari perché penso che bisogna andare oltre ogni polemica e mettere in campo una proposta unitaria». Il suo leader fa bene ad attaccare i magistrati fregandosene dei moniti del Tribunale di sorveglianza e del Csm, o dovrebbe essere più prudente? «Siamo in una campagna elettorale nella quale per la prima volta Berlusconi non è candidato per una discutibilissima sentenza, che noi critichiamo apertamente in ogni modo perché siamo in democrazia». Se continua così, però, il Cav rischia di finire ai domiciliari. «Reputo le modalità con le quali si è giunti a questa sentenza e alla decadenza di Berlusconi dal Senato una grave ferita alla democrazia. Ai milioni di italiani che la pensano così dobbiamo dare un messaggio chiaro. In questa campagna elettorale abbiamo due missioni: difendere la nostra storia con orgoglio e ottenere un risultato che sia la base di un percorso futuro del centrodestra. E il tema della malagiustizia che Berlusconi ha subito per vent'anni non può essere tenuto fuori». A proposito di risultato: anche lei considera come Berlusconi «un miracolo» il 20%? «No, no! Io viaggio su una media di 30 incontri al giorno, vedo migliaia di persone al giorno e sono convinto che Fi possa raggiungere un risultato che va ben oltre il 20%. Berlusconi ha dato un obiettivo ambizioso: il 25%. Noi lavoriamo per questo». Berlusconi ha anche provocato un incidente diplomatico con i tedeschi tacciandoli di negazionismo. Non rischia di diventare un boomerang per voi la sua partecipazione attiva alla campagna elettorale? «Che in campagna elettorale la sinistra italiana strumentalizzi i discorsi di Berlusconi ci sta. Sinceramente, ho grandi riservi sulla reazione che hanno avuto alcuni esponenti del Ppe». Junker e la Merkel hanno esagerato ad offendersi? «Secondo me hanno sbagliato. Avrebbero dovuto leggere tutto il ragionamento di Berlusconi e non soffermarsi sull'estrapolazione fatta dalla sinistra con un chiaro intento strumentale». Condivide anche gli attacchi del Cav al Capo dello Stato? «Berlusconi ha sempre avuto un rapporto diretto con Napolitano. Nel momento in cui esprime delle critiche, lo fa sulla base di questo rapporto, frutto di anni di confronto». Nell'intervista al Corriere, Marina Berlusconi ha dato l'impressione di poter davvero scendere in politica, soprattutto se Fi andasse male alle Europee. È un'ipotesi credibile? «La sua intervista mi è piaciuta prima ancora come figlia, come cittadina italiana che si batte per i diritti e le garanzie di tutti e non solo di Silvio Berlusconi».