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Riforma del Senato, Silvio Berlusconi: "Renzi si è messo all'angolo. Le modifiche all'Italicum le concordiamo insieme"

Giulio Bucchi
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Il faccia a faccia è previsto per martedì, o al massimo mercoledì. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si incontreranno di nuovo per fare il punto sulla difficile riforma del Senato e per sbloccare l'impasse a Palazzo Madama il premier potrebbe chiedere al leader di Forza Italia qualche concessione sulla legge elettorale. E il Cavaliere, sull'Italicum, non si tira indietro: modifiche mirate e non sostanziali sono possibili, perché la partita vera è quella in Senato. E lì Berlusconi si sente forte, forse più forte dello stesso Renzi. "Matteo non pensi di fare di testa sua solo perché adesso è nei pasticci con questo muro contro muro", ha commentato con i suoi l'ex premier, riferendosi alla riforma del Senato. Se come contrappeso per smussare le opposizioni di Sel il governo dovrà rimettere mano all'Italicum, non potrà accadere senza l'accordo con Forza Italia: "Qualsiasi modifica al Patto del Nazareno la stabiliamo insieme, alle mie condizioni", avverte il Cav. Renzi lo vuole vedere anche per "sminare" i possibili inghippi sui voti segreti attesi in settimana, soprattutto quello dell'emendamento leghista che vincola rappresentanza delle minoranze e taglio dei deputati alla Camera. Una buccia di banana che può complicare tutto, portando conseguenze inimmaginabili per lo stesso governo. Il "lodo Berlusconi" di Brunetta - "Renzi si è chiuso in un angolo e adesso non sa come venirne fuori", ripete Berlusconi, secondo cui i toni duri, le minacce ai dissidenti e il rifiuto di ascoltare le minoranze, costringendole all'ostruzionismo parlamentare, hanno sortito come unico risultato quello di mettere alle strette lo stesso esecutivo, facendo esplodere le tensioni interne. Anche per questo il leader di Forza Italia sta continuando a proporsi come sponda sicura, contando poi di incassare qualche punto a favore nei prossimi mesi. Sull'Italicum, per esempio, non dice no alla revisione delle soglie di sbarramento, mentre sulla riforma del Senato è stato Renato Brunetta a rilanciare il cosiddetto "Lodo Berlusconi": inserire nella platea dei Senatori i consiglieri regionali più votati, un compromesso tra la non elettività richiesta da Renzi e l'elettività cara a M5S, Sel e minoranza Pd. 

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