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Lista impresentabili, Vincenzo De Luca denuncia Rosy Bindi per "diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio"

Leonardo Grilli
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C'è chi non dimentica. Dopo la lista presentata da Rosy Bindi con l'elenco dei 16 “impresentabili”, fra cui c'era anche il nome di Vincenzo De Luca, il neo eletto governatore della Campania aveva promesso azioni legali nei confronti della presidente della commissione parlamentare Antimafia. E ora su Twitter ha annunciato di essere passato dalle parole hai fatti: “Oggi ho presentato in Questura la denuncia a Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio”. Insomma il caos in casa Pd, soprattutto dopo i deludenti risultati delle elezioni, non accenna a placarsi ma anzi monta di giorno in giorno. Oggi ho presentato in Questura la denuncia a Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio.— Vincenzo De Luca (@VincenzoDeLuca) 2 Giugno 2015 I precedenti – Il 29 maggio la Bindi, nel corso di una conferenza stampa-show e a due giorni dalle elezioni regionali, aveva presentato la lista degli "impresentabili". Sedici in tutto, candidati tra Puglia e Campania. Tra questi, come era ovvio, c'era anche il nome di De Luca, più volte combattuto dalla Bindi e dai vecchi veterani "democrat". Il nuovo presidnete della Campania non era stato ritenuto incandidabile per l'ultima condanna per abuso d'ufficio, bensì per un giudizio pendente in un procedimento del 2002 per il reato di concussione continuata, commesso dal maggio 1998 e con "condotta in corso". Dopo la sua conferenza gli attacchi alla Bindi sono arrivati da tutti i fronti, soprattutto da casa Pd. “Un attacco personale, un uso politico della commissione” le hanno detto, alimentando il fuoco della polemica. Tanto che Rosy, a urne chiuse, attraverso un'intervista al Corriere della Sera ha poi preteso le scuse da tutti i suoi colleghi. "Pretendo le scuse pubbliche e formali - ha dichiarato - per essere stata ingiustamente diffamata, accusata di avere usato un ruolo istituzionale per una lotta interna o, addirittura, per una vendetta dentro il partito. Un'accusa troppo grave, lesiva della mia dignità e di quella della commissione Antimafia, che presiedo".

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