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Terremoto Bossi. La vendetta contro Salvini e Maroni: la lettera

Giovanni Ruggiero
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Ci sarebbero 59 e non 40 milioni di euro di rimborsi elettorali al centro del processo per la presunta truffa aggravata ai danni dello Stato nel quale sono imputati anche l'ex leader del Carroccio, Umberto Bossi, e l'ex tesoriere Francesco Belsito. E secondo l'avvocato di Bossi, Matteo Brigandi, intervenuto nell'udienza di oggi a Genova, quei soldi che si riferiscono ai rimborsi elettorali del 2010, sono stati poi incassati dal partito nel 2012: "quando ai vertici della Lega - ha detto l'avvocato - c'erano Roberto Maroni e Matteo Salvini" che secondo lui "se li sono spesi". L'avvocato ha quindi precisato che il reato di truffa contro gli imputati deve essere inteso "a favore di terzi", cioè dell'attuale governatore della Lombardia e del segretario leghista. La richiesta - Secondo quanto riporta Repubblica.it, Bossi chiede a Salvini attraverso il suo legale che i soldi dei rimborsi elettorali siano restituiti, 40 milioni di euro che per la procura sarebbero corpo del reato. In una lettera del 29 ottobre 2014, depositata agli atti del processo, Bossi scriveva a Salvini con sarcasmo: "Sono certo che mia verrà dalla Lega adoperato anche per il futuro un solo euro da questa detenuto e da questa stessa dichiarato corpo di reato". Le minacce - Difficile immaginare che Bossi e il suo avvocato non siano consapevoli della portata che quella lettera porterà con sé. Depositando quel documento, Bossi ha sostanzialmente chiesto ai giudici di valutare se aver incassato i soldi oggetto della truffa possa costituire concorso nel reato e, il fatto stesso di averli spesi, possa essere considerato ricettazione.

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