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Pd, lasciano D'Attorre, Galli e Folino: "Con Renzi il partito non regge. Il 7 novembre via a un nuovo percorso"

Giulio Bucchi
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I deputati Galli, D'Attorre e Folino hanno ufficializzato al gruppo parlamentare l'uscita dal partito. È quanto si apprende da chi sta partecipando all'incontro in corso. Quella di lasciare il Pd è una decisione "che non avrei mai immaginato di dover prendere. Dopo una lunga e tormentata riflessione ho ritenuto di non avere alternative".  Lo ha detto Alfredo D'Attorre intercettato dai cronisti fuori Montecitorio dove è in corso l'assemblea dei gruppi Pd con Renzi sulla stabilità. "Renzi ha detto con chiarezza che sulla manovra sono possibili solo modifiche di dettaglio non sull'impianto e ha fatto capire che si ricorrerà al voto di fiducia. Quindi non c'è spazio per modifiche che corrispondono al dissenso che ho rispetto alle politiche economiche del governo". "La vicenda Marino dimostra come è gestito il Pd, senza organi democratici che decidono e con un timore di affrontare sedi pubbliche di discussione, come il consiglio comunale, e con decisioni che vengono assunte dal premier e segretario che devono essere eseguite da tutti nei diversi livelli". "Alla lunga un partito così non regge -  aggiunge D'Attorre -. Il processo di distacco è destinato a crescere nei prossimi mesi". Progetto con Civati - Poi l'annuncio: "Lanceremo una iniziativa aperta il 7 novembre al teatro Quirino, che si propone di essere il punto d'avvio di un nuovo percorso. Renzi dice che non c'è uno spazio a sinistra del Pd. Mi pare che per lui non esista spazio per la sinistra né dentro né fuori dal Pd". Con Pippo Civati, ha aggiunto, "anche se non aderirà subito ai gruppi, le strade si incontreranno".

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