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Pd, Matteo Renzi all'angolo: i fedelissimi che lo scaricano

Andrea Tempestini
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Matteo Renzi perde pezzi, anche tra i "fedelissimi" del Pd. Emblematiche, per esempio, le parole di Matteo Richetti, che a La Stampa spiega che "il Pd non è più di nessuno. Non di chi ha sostenuto Renzi, che vede candidati e dirigenti in totale continuità col passato, con la ditta tanto criticata, e non di chi ha contrastato Renzi e ritiene che la sua gestione del partito non abbia niente a che fare con la sinistra". Chiaro il messaggio di Richetti: la rottamazione è fallita. Parole che pesano, e la cui dimostrazione pratica sono i casi, continua, "dalla Campagna, alla Toscana, alla Puglia" (scorda, però, la Campania e Vincenzo De Luca). Richetti, ex fedelissimo, scarica il premier. Ma c'è di più, tanto che ci si chiede che cosa potrebbero fare, insieme a lui, altri due che fedelissimi non lo sono più: Graziano Delrio e il vicesegretario democratico, Lorenzo Guerini, che già qualche mese fa tentarono di battezzare una corrente piddina. Delrio, da par sua, continua a giurare fedeltà al "capo", a Renzi, eppure l'etichetta di "diversamente renziano" non gliela toglie più nessuno. Grandi movimenti, insomma, in vista del congresso del partito che si terrà subito dopo il referendum sulla riforma costituzionale.

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