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Libia, Renzi a Prodi: "Ti spiego perché non t'hanno fatto inviato dell'Onu"

Matteo Legnani
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Gli rode al "Professore" (o "Mortadella", che dir si voglia). Sfumato il sogno di andare al Quirinale, la nomina alla quale l'ex premier e fondatore dell'Ulivo Romano Prodi teneva di più era quella di mediatore per l'Onu in Libia. Ma là c'è finito un tedesco. Una scelta, quella delle Nazioni Unite, che è costato in immagine in primis a Matteo Renzi dato che l'Italia è il Paese occidentale geograficamente più vicino e con i rapporti più stretti con la Libia. L'altro giorno, poi, Renzi è stato accusato da Prodi di aver scarsa se non nessuna influenza internazionale, sostenendo che con lui a vigilare su Tripoli oggi il Paese nordafricano non si troverebbe nel caos più totale. La pugnalata del premier - Appunto che ha trovato, però, la secca replica del premier italiano, che ha dato una lezioncina di relazioni internazionali all'anziano e assai più navigato statista: "Il segretario Onu - ha detto con soave perfidia Renzi - ha scelto secondo una linea di condotta abituale: non si scelgono esponenti di Paesi con un passato coloniale in loco, e tanto meno con una consuetudine con i regimi precedenti". Come dire che difficilmente un amico di Gheddafi avrebbe potuto fare il mediatore in Libia.

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