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Il governo striglia i ministri: "Pubblicate i vostri redditi"

Letta, Di Girolamo, Milanesi e Cancellieri gli unici ad averlo già fatto. C'è ancora un mese di tempo, dopodiché scattano le sanzioni della Corte dei Conti

Sebastiano Solano
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Sulla trasparenza il governo Letta si gioca una grossa fetta di credibilità. La partenza era stata buona: lo scorso 20 aprile, infatti, è entrato in vigore un apposito decreto, che prevede entro tre mesi dalla nomina, che ministri, viceministri, sottosegretari, sindaci, consiglieri, assessori, presidenti di regione e province pubblichino la dichiarazione dei redditi, i compensi connessi alla carica e la situazione patrimoniale propria e dei parenti entro il secondo grado.  Ministri, pubblicate in redditi - Ad oggi, però, come avevamo già raccontato, i ministri ad aver adempiuto, in qualche modo, all'obbligo di legge sono solo 4: Enrico Letta, Enzo Moavero Milanesi, Anna Maria Cancellieri e Nunzia De Girolamo. Per tutti gli altri il decreto è rimasto lettera morta. Così, oggi sabato 6 luglio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, con una circolare, ha invitato i ministri a prendere atto del decreto e a rendere pubblico il proprio 730. Si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi: è stata "predisposta una circolare indirizzata a tutti i ministri, a tutti i viceministri e a tutti i sottosegretari affinchè, in ottemperanza delle normative sulla trasparenza, pubblichino, sul sito istituzionale, tutti i dati sulla loro situazione patrimoniale".  C'è ancora un mese di tempo - E ancora: "L'articolo 14 del d.lgs. n. 33 del 14 marzo 2013 prevede, infatti, che “le pubbliche amministrazioni pubblichino entro tre mesi dalla elezione (28 aprile-28 luglio) o dalla nomina dei titolari di incarichi politici i seguenti documenti e informazioni: l'atto di nomina o di proclamazione, con l'indicazione della durata dell'incarico o del mandato elettivo; il curriculum; i compensi di qualsiasi natura connessi all'assunzione della carica; gli importi di viaggi di servizio e missioni pagati con fondi pubblici; i dati relativi all'assunzione di altre cariche presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti". Insomma, c'è ancora un mese di tempo per regolarizzare la posizione, dopodiché scatterà la sanzione della Corte dei Conti. Sarebbe un bel segnale per i cittadini. Un ulteriore schiaffo al populismo di Beppe Grillo.

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