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Cassazione, un anno per ascoltarela telefonata del giudice Esposito

Il giudice Antonio Esposito

Tanto potrebbe impiegare la Corte per analizzare i 34 minuti di colloquio col giornalista del Mattino Antonio Manzo

Brunella Bolloli
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Poi uno dice che la giustizia in Italia è lenta. Adesso viene fuori che per ascoltare i 34 minuti della telefonata tra il giudice Antonio Esposito e il giornalista del Mattino, Antonio Manzo, la procura generale della Cassazione potrebbe impiegare anche un anno. Il procuratore generale, Gianfranco Ciani, dovrebbe essere così rigoroso e quasi maniacale nel ricostruire ogni minimo passaggio del colloquio che ha portato allo scoop di Manzo, pubblicato il 6 agosto sull'edizione cartacea del quotidiano napoletano, da arrivare a emettere un verdetto alla fine dell'estate prossima, praticamente a oltre 12 mesi di distanza dalla data della sentenza che ha condannato Silvio Berlusconi (la Corte d'appello ci mise di meno, undici mesi, per ribadire la condanna al Cav sui diritti Mediaset). E quasi alla soglia della pensione del magistrato al centro delle polemiche, considerato che ha 72 anni e potrebbe anche decidere, prima o poi, di appendere la toga e ritirarsi a vita privata.  Il caso - Perché i fatti sono che al Cavaliere, il primo agosto, è stata inflitta una condanna a 4 anni per frode fiscale nell'ambito del processo sui diritti tv. Il dispositivo è stato letto in Aula dal giudice Esposito in persona, presidente della sezione feriale della Cassazione composta da altri quattro “Ermellini”, meno loquaci dell'ex pretore di Sapri. Il quale, si è poi scoperto, non ha mai nutrito particolare simpatia per Berlusconi, ma questo poteva perfino essere un dettaglio trascurabile se non fosse stato accompagnato da plateali dichiarazioni (celebre quella riportata da Stefano Lorenzetto riguardo a una cena a Verona in cui fu praticamente anticipata la condanna di Wanna Marchi), che poco si addicono al lavoro di giudizio super partes di un alto magistrato. Per questo ha destato ancora più scalpore l'intervista che, qualche giorno più tardi, a sentenza ancora “calda”, il togato ha concesso all'inviato del Mattino. Titolo: “Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere”. Con ampi passaggi sia tecnici, sia intervallati da «vabbuò» partenopei, che hanno fatto gridare allo scandalo specie nella risposta a domanda diretta sui motivi della condanna al leader Pdl. «Tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva, tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. Un po' diverso dal non poteva non sapere». Frasi giudicate «gravi e senza precedenti» dai legali del Cav ma stigmatizzate anche dal presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce, il quale aveva subito convocato “a rapporto” il giudice “chiacchierone”. Dal canto suo, l'ex pretore di Sapri con una passione per i film di Franco Nero ha smentito tutto, ha annunciato querele e definito l'intervista «manipolata» e cambiata in corsa. Ma poiché anche il Csm ha aperto un fascicolo (la prima Commissione si riunirà il 5 settembre) e c'è in discussione la professionalità di un alto magistrato che parla di motivazioni prima ancora che siano depositate, è arrivata la mossa della procura generale andata alla sede del Mattino per acquisire il nastro con la registrazione e la voce di Esposito «intercettata». Ora la bobina sarà ascoltata nella sua versione integrale dall'avvocato generale dello Stato, Umberto Apice, a cui Ciani ha affidato la fase pre-istruttoria. Poi lo stesso Pg farà le sue valutazioni e, forse, passeranno mesi per conoscere la sorte della toga al centro delle polemiche, che a sua volta ha chiesto al Csm di essere tutelato dai continui attacchi.  In quei 34 minuti, che il collega Manzo ha prudentemente registrato, c'è più volte la parola “motivazioni”, che tanto ha fatto infuriare i legali del Cav. L'intervista, inoltre, verte solo sulla sentenza Mediaset. Tant'è che in più di un passaggio Esposito fa esplicito riferimento alla specifica vicenda processuale di Berlusconi. A un certo punto il magistrato spiega: «Nelle motivazioni andremo a dire». E più avanti puntualizza: «Questo al limite scriveremo nella sentenza». Dichiarazioni che sono oggetto delle verifiche da parte della prima commissione del Csm, presieduta da Annibale Marini, incaricata, fra l'altro, di verificare se esistano gli estremi per un trasferimento d'ufficio di Esposito per incompatibilità ambientale chiesto dai membri laici del Pdl.  Il tutto mentre il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, fa sapere sul possibile avvio dell'azione disciplinare a carico del presidente della sezione feriale della Cassazione, di attendere ulteriori elementi. Il Guardasigilli, infatti, non ha ancora avuto la relazione degli ispettori, incaricati di approfondire il caso lo scorso 9 agosto, dopo l'informativa inviata a via Arenula dal presidente della Suprema  Corte, Santacroce. Sia il ministro che il procuratore generale Ciani sono titolari dell'azione disciplinare, partita solo in fase embrionale e come atto dovuto. Se le indagini sul nastro saranno lunghe e molto accurate, si riparlerà di Esposito, e delle sue eventuali violazioni, tra molti mesi.

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