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Massimo D'Alema, il diktat che fa infuriare gli ex vendoliani: "Nicola Fratoianni non si candida"

Andrea Tempestini
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Nessun dubbio sul fatto che il politico più odiato d'Italia (dai politici, s'intenda) è Massimo D'Alema. Ovunque è passato, il rancoroso, ha seminato irrisolvibili rancori. E di rancori riesce a crearne anche nel nuovo soggetto politico che ha creato e che ora cerca di animare, la cosina rossa, o Liberi e Uguali, fate voi. Insomma, il partitonzo che esprime Pietro Grasso candidato premier. Dentro al contenitore dall'odore comunista sono confluiti un po' tutti: anche gli ex vendoliani di Sel e di Sinistra Italiana. E proprio questi ultimi puntano il dito contro Baffino, che nonostante i mille annunci di addio alla politica è ancora lì, pronto a ricandidarsi e pronto a continuare la sua politica (rancorosa). Insomma, ahinoi, niente "studi brussellesi". Leggi anche: Baffino D'Alema? Terrorizzato dai francesi Il caso nasce attorno alla ipotetica candidatura del vendoliano Nicola Fratoianni, rinviato a giudizio nell'ambito del processo "Ambiente svenduto" sull'Ilva di Taranto. D'Alema ha detto no: per lui Fratoianni non s'ha da candidare, l'eminenza grigia ha emesso la sua sentenza. Ma la sentenza ha fatto scattare la mosca al naso ai più rossi tra i rossi: "Vuole decidere tutto lui", si lamentano. Una lamentela che dà la cifra dello scontro già in atto dentro a Liberi e Uguali, ossia quella tra la componente dalemiana-bersaniana e quella comunistissima di Sel-Si. Uno scontro fratricida per compilare le liste, nel miglior spirito della sinistra. Uno scontro intestino che, ovviamente, non poteva non vedere tra i protagonisti Baffino D'Alema.

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