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Mogherini, un caso umano. Dall'islam ai dittatori comunisti, tutte le passioni di Lady Pesc

Giulio Bucchi
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Forse dovremmo smetterla di inquadrare un fenomeno come Federica Mogherini con le categorie della politica, sebbene in teoria si tratti del campo dell' attività umana di sua competenza. L' innamoramento dell' Alto rappresentante per la politica estera dell' Unione Europea (anche se non si sa bene rappresentante di chi, non trattandosi di carica elettiva) verso dittatori, fondamentalisti della jihad, persecutori a vario titolo della libertà è così atavico, così genuinamente ostentato, da scomodare il subconscio, una dimensione che precede l' elaborazione razionale. Dopo aver ammonito i suoi amici ayatollah, gli stessi da cui si è recata più volte in visita velata e ossequiosa, che «l' Ue sta seguendo da vicino le dimostrazioni in corso in Iran» (immaginiamo il brivido di paura lungo la schiena di Khamenei e soci di repressione), la Mogherini è sbarcata a Cuba. È che lei è proprio a suo agio, dove la libertà è negata. Nel suo discorso all' Università di San Geronimo de L' Havana, notoriamente un luogo che incoraggia la libera ricerca e il pluralismo delle idee, ha infatti subito esordito: «A prescindere dai cambiamenti delle politiche a Washington, il messaggio che sto portando qui è di amicizia con l' Unione Europea». Per approfondire leggi anche: "Lei col velo, che danno alle donne", la marocchina che la umilia DIRITTI UMANI - L' accordo di cooperazione Ue-Cuba, sulla scorta di quello voluto da Obama e liquidato da Trump, tra l' altro «ci permette di discutere la situazione dei diritti umani in Europa e a Cuba», scandito proprio così, come se lo stato di salute dei diritti umani nel Vecchio Continente e nell' isolotto tardomarxista fosse lo stesso, o comunque equiparabile. Certo, c' è qualche «differenza nei rispettivi punti di vista», ma sono sfumature, ad esempio nessuno alle nostre latitudini viene incarcerato perché si professa cristiano o nemico della Rivoluzione, niente di non appianabile al ricevimento post-discorso, tra una tartina e un selfie con Raúl Castro. Quel che conta è ricordare come «abbiamo lavorato insieme per varie cause come l' accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e il raggiungimento dello sviluppo sostenibile del Millennio nell' Agenda 2030». Per la causa dei dissidenti torturati anche questa volta si prega di ripassare la prossima. «A fronte di chi vuole costruire muri e chiudere porte, noi europei vogliamo costruire ponti e aprire porte». No, l' allusione non è alle mura e alle inferriate delle prigioni castriste, spaccati d' inferno descritti da uomini come Armando Valladares, poeta e intellettuale massacrato lì dentro per 22 anni, otto dei quali isolato in una cella minuscola, nudo, senza mai vedere la luce. L' Alta rappresentante ce l' ha evidentemente con Donald Trump, reo di aver apostrofato Fidel nel giorno della sua morte per quel che era, «un brutale assassino» (unico tra i leader occidentali) e di accogliere tuttora sulle coste della Florida i cubani che inspiegabilmente fuggono dal paradiso socialista. E ci ha tenuto a chiarirlo: quella statunitense nei confronti di Cuba è una politica «di aggressione obsoleta e illegale». Gnucchi noi, che giudicavamo obsoleto il modello economico e politico proposto dal comunismo, e illegali le violazioni dei diritti fondamentali del popolo cubano, tra i quali quello a libere elezioni a cui l' amministrazione americana ha subordinato un eventuale allentamento dell' embargo. I RAZZI DIMOSTRATIVI - Tutte questioni borghesi e terribilmente démodé, che non eccitano l' immaginario della Mogherini. La sua infatuazione per piromani dei diritti e nemici sparsi dell' Occidente è qualcosa di atavico, adolescenziale, perfino di tenero, come si leggeva sul suo blog nel 2009: «Dal territorio libanese partono verso Israele dei razzi dimostrativi, artigianali che non sono lanciati per colpire davvero ma solo per segnalare la (r)esistenza in vita». Mica colpiscono davvero, i razzi di Hezbollah. Mica fanno male davvero, le sevizie degli sgherri castristi. Lo assicura Federica Mogherini, la groupie dei dittatori. di Giovanni Sallusti

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