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Piero Fassino al telefono: "Fate così e vi darò 5mila euro"

Eliana Giusto
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Piero Fassino alza il telefono e spiega al suo interlocutore come ottenere un contributo di 5mila euro. «Allora facciamo così, la risolviamo. Fate una domanda, presentatela a me e al gabinetto del sindaco e io vi faccio un'erogazione come gli altri anni». Ad ascoltarlo è Oliviero Alotto, presidente di "Terra del fuoco", un'associazione coinvolta in un'inchiesta per frode "nell'esecuzione di un servizio di gestione di iniziative a favore della popolazione rom" per quasi cinque milioni. Fassino parla con Alotto il 26 gennaio 2016 alle 20,13, pochi mesi prima delle elezioni comunali dalle quali uscirà sconfitto, e subito dopo aver saputo che i responsabili di "Terra de l fuoco" se la sarebbero presa per quel contributo negato per organizzare "Il treno della memoria", una gita di studenti al campo di concentramento di Auschwitz. Leggi anche: Pd, il disastro: indagato Piero Fassino a Torino È quanto emerge dalla richiesta di proroga delle indagini per un filone dell'inchiesta sulla frode per l'assistenza ai rom. Nel documento inviato al sostituto procuratore Andrea Padalino, a firma del comandante della Tributaria di Torino, colonnello Luigi Vinciguerra e del comandante del Gruppo Torino della Guardia di Finanza, il tenente colonnello Giuseppe Fugacci, vi si legge: "Sono state intercettate molte conversazioni intercorse tra i soggetti responsabili dell' associazione "Terra del fuoco" e Michele Curtò, attuale capogruppo di Sel nel consiglio comunale Torino che, in virtù dei precedenti incarichi ricoperti nell' associazione, parrebbe continuare a nutrire interessi diretti legati alla gestione delle diverse attività. Il consigliere Curto è sicuramente il loro referente politico". Alotto e altri responsabili dell' associazione sembrano stupiti per il contributo negato e si rivolgono al leader di Sel in Comune. «I dialoghi tra i responsabili dell'Associazione - si riassume nel documento di richiesta di proroga delle indagini - sono piuttosto animati e Michele Curto interviene più volte proponendo di interessare dell'accaduto il sindaco Fassino, il quale potrebbe rimanere in imbarazzo nel sapere che il proprio assessore Mariagrazia Pellerino avrebbe "favorito" un'altra associazione». I dirigenti di "Terra del fuoco" appaino preoccupati, quei 5mila euro non erogati potrebbero provocare una rottura nei rapporti sinistra-centrosinistra e sottolineano "le conseguenze politiche alle quali andrebbe incontro il sindaco Fassino in prospettiva delle prossime elezioni". Infatti nel corso delle intercettazioni è emerso che "i soggetti monitorati - scrive la Guardia di Finanza - avrebbero intenzione di fornire appoggio alla lista di Giorgio Airaudo. Tuttavia, nel prospettare possibili scenari, convergono nell'utilità da far presente a Fassino che un tale comportamento (il riferimento è alla delibera a favore dell'associazione Deina alla quale è stato concesso il contributo per "Il treno della memoria"), potrebbe creare qualche problema nel momento in cui Fassino dovrà cercare consensi elettorali nel turno del ballottaggio". Di tutto ciò l'ex sindaco deve essere stato informato, perché è lui che telefona ad Alotto: «Fate una domanda, presentatela a me, al gabinetto del sindaco e io vi faccio un' erogazione come gli altri anni di 5mila euro»; Alotto: «Perfetto, va benissimo»; Fassino: «Però noi non revochiamo il finanziamento all' altro treno, ci saranno due treni della memoria»; Alotto: «A me non interessa, ci mancherebbe»; Fassino: «Così va più gente. Fammelo avere»; Alotto: «Alla tua segretaria, perfetto, a me va benissimo». Insomma, la classica buccia di banana o solo un' ingenuità. In procura non parla nessuno e chi lo fa si guarda bene dall'evocare il voto di scambio o l' estorsione. «Semmai bisognerà verificare se sussisteva il carattere d'urgenza per procedere all'affidamento diretto. In ogni caso sembra piuttosto una vicenda di malcostume» e il malcostume non è reato. D' altra parte, allo stato dei fatti, Fassino, Alotto e Curto non risultano indagati (solo Curto per la vicenda rom), ma il lavoro delle Fiamme Gialle ancora non è concluso e l' inchiesta è passata di mano: dal magistrato-sbirro Andrea Padalino, trasferito ad Alessandria, a un altro sostituto. Se va bene, se ne riparlerà in primavera. di Marco Bardesono

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