Alessandra Ghisleri, il sondaggio definitivo: milioni di animali domestici, quanti voti valgono
Dopo il terzo polo e la quarta gamba, ecco la quinta zampa. Nel magmatico fluire della società italiana, che ben sessanta milioni di animali diventino parte integrante delle famiglie, oggi assume più che connotazione giornalistica, quasi connotazione filosofica. È un assunto che riverbera tra Tommaso d' Aquino, dottore della Chiesa - quando affermava che gli animali fossero in realtà «idee divine al servizio dell' uomo» - e Silvio Berlusconi, l' altro dottore, il quale si rallegra all' idea biblica di aver messo gli stessi animali al suo servizio. Oltre al fatto, naturalmente, che 30 milioni di pesci e 7,5 milioni di gatti e 7 di cani hanno un appeal elettorale superiore a quello di Cesa, Mastella, Fitto e dell' antica Dc in blocco. Anche perché - pensa Silvio - gli animali, rispetto ai politici, sono più fedeli, hanno sempre vincolo di mandato e, soprattutto, quando ci parli e ti coccolano non cercano di mercanteggiare un seggio in Parlamento. La società cambia. La famiglia tradizionale è in crisi, dicono. Però crescono le spese per i "familiari di complemento", gli animali - 2 miliardi di euro, + 3,6% rispetto al 2016 - e senza i costi medici; all' anagrafe di Milano, città d' alto grado civile, si contano oramai più cani che bambini; e il pet care, l' affezione trasversale per le bestiole, vale elettoralmente una cifretta tra il 3% e il 5%. Anzi, di più. La sondaggista Alessandra Ghisleri, che prima delle urne ben maneggia la sua sfera di cristallo, ritiene che l' argomento possa potenzialmente attrarre fino al 20% di votanti. Leggi anche: Michela Vittoria Brambilla: la mia vita con35 gatti e 200 piccioni Ed ecco perché, ora, una mandria di cani, mici, uccelli capitanata dal vecchio Dudù col fiocchetto ben annodato sul ciuffo berlusconiano a mò di benda pirata, si rovescia ululante nei territori asfittici della campagna elettorale. Una scena convulsa, e un respiro epico da Libro della Giungla. Comunque la si pensi, insomma, la nascita di un Partito animalista non è più una follia scaturita da Maria Vittoria Brambilla, e merita rispetto. Certo, anche il Pd sta cercando di cavalcare, con fatica, il fenomeno. E lo stesso Movimento Cinque Stelle, per esempio nella lodevole figura del deputato Paolo Bernini, ha proposto leggi contro la macellazione, sulla riconversione dei parchi zoologici, sul benessere felino. Ma sono tutti in ritardo. E dire che - pochi lo ricordano - il centrodestra deve lo sdoganamento zoofilo alla Fondazione FareFuturo vicino a Gianfranco Fini, e all' ex ministro Adolfo Urso, ai tempi di An. Fare-Futuro confezionò un sondaggio, allora spiazzante, dal quale risultava che «il 45% degli elettori di centrodestra e il 37% degli elettori di centrosinistra ritiene che gli animali sono in grado di provare sentimenti e non è giusto fare loro violenza». E lì, si tornò, filosoficamente, alla domanda che da sempre fa sussultare i cattolici: gli animali hanno un' anima? (E i più rivoluzionari oggi evocano il «soffio dello Spirito» di Giovanni Paolo II° e la frase di Papa Francesco «Andremo in paradiso come gli animali»). Ma finì lì. L' altro sdoganatore fu appunto, Urso, uomo di raffinata strategia. Che, nel 2010, sulla rivista Charta Minuta, scriveva della necessità di sfatare il luogo comune secondo il quale «la protezione e la tutela degli animali siano appannaggio della sinistra... Non esistono temi di destra o di sinistra, ma soluzioni e proposte che si adeguano nello spazio e nel tempo e che danno risposte alle esigenze che maturano». Urso la vedeva lunga. Secondo i suoi avversari politici quel riferimento promanava dal concetto, molto di sinistra, dell' «antispecismo», il movimento che si oppone alla superiorità della specie umana su quelle animali. Detto così suonava un po' eccessivo. Ma, in realtà Urso s' era ispirato al pensiero del filosofo settecentesco Jeremy Bentham, una sorta di Cesare Beccaria inglese amico del padre del liberalismo Adam Smith. Il quale Bentham riteneva semplicemente che fosse necessario includere tutti gli animali all' interno di una medesima comunità morale. Facevano, in soldoni, inevitabilmente parte della famiglia, e potevano potenzialmente diventare una forza storica. Non c' erano ancora Dudù e la Brambilla; ma, col senno di poi, quell' idea, in fondo, non era così cattiva... di Francesco Specchia