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Vittorio Feltri: "Dopo il voto siamo alla resa dei tonti. Vi racconto il suicidio di Matteo Renzi"

Eliana Giusto
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A spoglio in corso non è il caso di anticipare Mattarella che avrà tempo per decidere a chi affidare l'incarico di costituire il nuovo governo. La sua scelta comunque sarà limitata a due nomi: Di Maio, leader del primo partito italiano, o Salvini, leader della prima coalizione. Vedremo quale dei due avrà la possibilità di sfondare. Per ora atteniamoci ai risultati forniti dalle urne. Partiamo da chi ha perso nettamente, anzitutto il Pd e la sinistra in generale. I dem sono morti suicidi. Hanno litigato anni al loro interno, tra rottamazioni e scissioni, disgustando gli elettori. Ma questo è ancora niente, benché si sappia che le polemiche tra compagni portano solo male. Leggi anche: "Con la sfiga che ha Renzi...". Vittorio Feltri, profezia nera in diretta Il vero guaio per i progressisti è stato quello di impostare la campagna elettorale su questioni che al popolo non interessano. Si sono gingillati mesi e mesi con lo ius soli, come se fosse una emergenza del Paese, mentre degli immigrati non importa nulla a nessuno, se si escludono i soliti fighetti buonisti e snobbetti, una minoranza ininfluente. Altra scemenza dei compagni: rompere l'anima ai cittadini con l'antifascismo, quasi che le camicie nere fossero una minaccia alla democrazia e alla convivenza civile. In realtà i manipoli di manganellatori esistono solo nella fantasia malata degli antifascisti di maniera che lottano contro nemici inesistenti. Infatti, CasaPound alle recentissime consultazioni ha ottenuto meno dell'uno per cento, segno che trattasi di un rimasuglio sparuto e innocuo di nostalgici. Impostare la propaganda sulla necessità di combattere il fascismo che non c'è è una operazione gratuita e insensata, che ha penalizzato chi l'ha organizzata stoltamente, scavando un solco profondo tra la sinistra e coloro che in teoria l'avrebbero votata. Se poi consideriamo che il Pd è stato in adorazione anni dell'Europa, inginocchiandosi ad essa in ogni circostanza, addossandosi la responsabilità di accogliere fiumi di extracomunitari e clandestini variopinti, ecco spiegato il suo patatrac. Renzi è costretto a dimettersi per aver appoggiato la descritta politica, senza accorgersi di aver trascurato le esigenze della base. Ha commesso gravi errori e adesso li paga. Siamo alla resa dei tonti. Ma il peggiore della brigata rossa è Grasso, che ha fondato un partito di plastilina, facendo il verso, nei suoi discorsi pubblici, ai comunisti degli anni Cinquanta, quelli che gridavano in piazza: pane e lavoro. Ridicolo e patetico ad un tempo. Ovvio che pochi fessi gli abbiano dato il consenso. Idem la Bonino, il cui slogan doveva essere: più Europa, meno suffragi. Altra velleitaria antiquata. Insomma la sinistra è andata in coma per eccesso di pistolaggine. Non si può fare politica pensando che gli elettori siano bischeri come certi personaggi di scarto che seguitano a rimanere nel Palazzo per grazia ricevuta.  Questi gli sconfitti, i morituri. Poi veniamo agli scampati e ai miracolati. Di Maio ha fatto un raccolto abbondante. Era scontato. Al Sud, dove ha spopolato, in ogni famiglia c'è almeno un disoccupato. Al quale il Movimento 5 Stelle ha promesso il reddito di cittadinanza, 800 euro mensili. La Dc nella sua epoca d'oro usava lo stesso metodo: soldi a pioggia nel Mezzogiorno in cambio di appoggio. E la moltitudine la appoggiava. È naturale che i poveracci meridionali, nella speranza di incassare il sussidio promesso, si siano affidati (pur poco fiduciosi) ai pentastellati. Sarebbero stati scemi a non tentare l'avventura, posto che il centrosinistra anziché provvedere ad aiutare gli indigenti rincorre i fascisti immaginari. Se Di Maio sarà capace di costruirsi una maggioranza avrà l' obbligo di mantenere l'impegno. Una parola. Col debito che ci opprime, è improbabile. Verificheremo. Nel centrodestra ha trionfato Salvini. Non ci stupisce. È un uomo solido e in sintonia con la gente, specialmente del Nord, dove egli ha primeggiato. Se i grillini si azzopperanno, sarà lui a tentare di formare un esecutivo, e gli auguriamo di cogliere subito nel segno. Però non sarà un gioco da ragazzi. E bisognerà stare attenti alle reazioni di Berlusconi, tutt'altro che finito. Un apprezzamento per la Meloni: i suoi Fratelli d' Italia, pur senza mezzi, sono in gara e peseranno su eventuali soluzioni. La battaglia non è terminata: è appena cominciata. di Vittorio Feltri

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