Direzione Pd, Matteo Renzi si dimette con una lettera. Martina segretario temporaneo, niente congresso subito
Dimissioni, ma niente congresso subito. Il Pd archivia la segreteria di Matteo Renzi, che dice addio affidando una lettera al presidente dem Matteo Orfini letta alla direzione del partito: "Caro presidente, preso atto dei risultati elettorali rassegno le mie dimissioni", scrive l'ex premier. Il suo posto verrà preso dal vice, Maurizio Martina, che resterà in carica durante la transizione fino alla nuova elezione. "La prossima Assemblea Nazionale - ha spiegato il ministro dell'Agricoltura uscente - dovrebbe avere la forza di aprire una fase costituente del Partito democratico in grado di potarci nei tempi giusti al congresso. Perché il nostro progetto ha bisogno ora più che mai di nuove idee e non solo di conte sulle persone. Ha bisogno di una partecipazione consapevole superiore a quella che possiamo offrire una sola domenica ai gazebo". Leggi anche: "Lascio, staremo all'opposizione". L'addio di Renzi alla segreteria Pd L'assemblea è in programma ad aprile, ma i tempi per il congresso, dove andrà in scena la vera sfida tra renziani e anti-renziani, si allungano inevitabilmente. E sembrano tramontati anche i tempi delle primarie per scegliere il capo: al momento, solo Michele Emiliano vorrebbe chiamare i militanti alle urne. "Chiedo unità - ha continuato Martina rivolto a minoranze e maggioranze interne -. Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità". Il messaggio rivolto invece a Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due vincitori delle elezioni del 4 marzo, non è così univoco: "Ora non avete più alibi. Ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle - li sfida Martina -: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità. Misureremo insieme ai cittadini le vostre coerenze, giorno per giorno, rispetto a quello che avete promesso facilmente e raccontato in mesi e mesi di propaganda senza limiti". Non sembra esserci spazio dunque per il Pd in un governo politico, rispettando così la linea dettata da Renzi subito dopo il voto. Anche Graziano Delrio, uno dei papabili al ruolo di segretario, parla di "opposizione seria e responsabile", una responsabilità che non piacerà molto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di segno opposto Gianni Cuperlo: "Non dovremo fare la stampella di nessuno ed è giusto che la parola passi ai vincitori, ma non credo che si debba escludere la terza forza del Parlamento della Repubblica dal compito che deriva dalle urne e che è fare politica". Traduzione: sì al governo di scopo "che si rivolga al complesso degli schieramenti con un programma limitato e poi il ritorno alle urne".