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Vittorio Feltri: Silvio Berlusconi dal suo punto di svista cerca un governo col Pd. E Salvini...

Andrea Tempestini
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Le trattative tra politici per trovare il modo di mettere in piedi un qualsivoglia governo sono di un tedio mortale. E ci hanno già stufato. Salvini e Di Maio si parlano per capire se sia possibile un accordo allo scopo di guidare insieme un esecutivo finalizzato a cambiare la legge elettorale, dato che quella in vigore è stata fatta per garantire l'instabilità. Berlusconi, giustamente dal suo punto di svista, tenta di ripristinare una sorta di patto del Nazareno, da lui a suo tempo disdetto, onde rimanere a galla evitando nuove imminenti consultazioni. Insomma un intreccio complicato di negoziati destinati a un nulla di fatto. Dio mio che noia, che barba. I protagonisti del famigerato teatrino non si rendono conto che la gente non capisce un'ostia dei balletti in corso nel Palazzo e pretende, invece, che essi si dedichino ai suoi problemi concreti: il fisco troppo famelico, l'incessante immigrazione, l'economia stagnante, l'occupazione in crisi. Il popolo non è sofisticato e se ne fotte dello ius soli, della accoglienza e della solidarietà, ma pensa a se stesso e alle proprie difficoltà riguardanti il lavoro e la oppressione esercitata dalla Agenzia delle Entrate su chi fatica. Leggi anche: Feltri: "Qualcuno spieghi al gattino Brunetta che..." Per oltre un anno i tribuni hanno predicato la necessità di ricorrere alle urne per fare chiarezza e rilanciare il Paese. Poi, finalmente, si sono svolte le elezioni i cui risultati, però, anziché semplificare il quadro politico, lo hanno complicato. Non si sa quello che succede oggi e non ci si immagina ciò che accadrà domani. Siamo immersi nella confusione. Se guardiamo i numeri le soluzioni sono soltanto due: il centrodestra si sposa con il Pd, visto che i numeri consentono un matrimonio di squallido interesse tra i citati schieramenti, oppure il Movimento 5 Stelle si unisce allo stesso Pd (cui si chiede un appoggio esterno ai grillini del tubero) e allora avremmo un futuro ricco di sorprese amare. Queste sono le ipotesi probabili. Tertium non datur. Noi preferiremmo la opzione numero uno, ma la numero due, benché sia un incubo, non va scartata perché piace alla sinistra, purtroppo. Altre vie di uscita non esistono né sulla carta né in pratica. In ogni caso non avremmo un governo serio, ma una specie di papocchio destinato a durare poco, giusto il tempo di elaborare una legge elettorale meno manicomiale della attuale che, in assenza di premio di maggioranza, non consente ad alcuna forza di prendere in mano le redini della nazione. Deputati e senatori, un branco di incapaci, dipendenti di leader ancora più inetti di loro, non si rendono conto delle responsabilità che hanno e ci porteranno allo sbando anziché in porto. di Vittorio Feltri

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