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Luigi Di Maio, la bomba di Beppe Grillo su euro e immigrati. Sospetto: vuole fare saltare il governo con Salvini

Giulio Bucchi
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Ufficiale: Beppe Grillo vuole fare saltare il tavolo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il fondatore del M5s, ufficialmente "lontano dalle beghe sul governo", ha rilasciato una tellurica intervista al magazine americano Newsweek su euro e immigrati, i cui toni rischiano di terrorizzare i già blindatissimi "eurocrati di Bruxelles", mercati e finanza.  Leggi anche: Putin, Draghi, Euro: la bozza-agguato a Mattarella "L'Unione europea in passato aveva molti meriti, ma ora è disfunzionale, ha bisogno di riforme". Spiega. E fin qui parere condiviso da molti. "Il Parlamento europeo non ha alcun potere, le decisioni sono prese dai commissari. E se si guarda a chi siede nelle commissioni, si trova un politico circondato da sette lobbisti. Indovina chi prende le decisioni?", spiega il garante del Movimento rispondendo alla domanda su quale sia la visione grillina dell'Europa. "La nostra visione per l'Europa si ispira al modello svizzero di democrazia diretta. Siamo favorevoli a un referendum consultivo sull'Euro. Potrebbe essere una buona idea avere due Euro, per due regioni economiche più omogenee. Uno per l'Europa settentrionale e uno per l'Europa meridionale". Tesi anche questa non nuova, ma che gettata in pasto ai media nei giorni della trattativa di due partiti demonizzati come euro-scettici e populisti, all'indomani della "drammatica" bozza di contratto poi smentita da Lega e M5s, suona un po' come benzina gettata sul fuoco delle polemiche. Stesso discorso per i migranti. "I flussi migratori devono essere controllati. Dobbiamo sapere chi entra in Italia. Il problema non dovrebbe essere lasciato a gruppi non governativi sovradimensionati". "Putin? È certamente una persona che ha idee chiare. Non temo affatto Putin. La Russia vuole fare commercio, non la guerra. L'antiputinismo ci costa miliardi in sanzioni". Musica per le orecchie di Matteo Salvini, un inquietante rumore per quelle di Sergio Mattarella.

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