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Migranti: chiusura porti spacca M5s, Forello a Cancelleri 'basta a sparate Salvini'

AdnKronos
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Palermo, 26 giu. (AdnKronos) - Ancora distinguo nel M5s. La posizione del governo giallo-verde in tema di immigrazione spacca il fronte pentastellato in Sicilia. E così se ieri il leader del M5s nell'Isola e candidato governatore dei grillini alle scorse regionali, Giancarlo Cancelleri, parlando con l'Adnkronos aveva appoggiato la scelta del capo del Viminale, Matteo Salvini, e del ministro delle Infrastrutture, il 5 stelle Danilo Toninelli, di chiudere i porti, adesso arriva il 'no' di un altro pentastellato, Ugo Forello, capogruppo del M5s a Palazzo delle Aquile. "Caro Giancarlo, non cadere anche tu nel tranello leghista - scrive in un lungo post su Facebook dal titolo 'Lasciamo aperti i porti e scrutiamo altri orizzonti' -. Il fatto che l'Italia abbia dimostrato di essere capace di grande accoglienza, non legittima oggi a divenire insensibili o spietati con i migranti che si trovano 'sequestrati' in mezzo al Mare Mediterraneo". Per Forello che il Movimento ha candidato a sindaco alle scorse amministrative a Palermo "il senso di umanità, che misura il grado di civiltà di un paese, viene sempre prima di tutto e non può essere temporaneamente sospeso con l'obiettivo di costringere l'Europa a far fronte alle proprie responsabilità". Poi l'attacco esplicito al leader della Lega. "La verità è che di questo clima salviniano non se ne può più - avverte -. E non si può continuare a rincorrerlo sul suo terreno. Perché le sue non sono banali semplificazioni, ma pericolose mistificazioni che rischiano seriamente di rendere incendiaria la stessa aria che respiriamo". La tesi del grillino è chiara e chiama in causa la "mancanza di un confronto dialettico interno al Governo" che consente al capo del Viminale di sviluppare "imperterrito" la sua azione di governo "dando addosso alle Organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo. Cioè governa attraverso una retorica che individua un semplice capro espiatorio da sacrificare all'altare di un nazionalismo inconcludente".

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