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Giovanni Tria ignora Luigi Di Maio e tira dritto: il ruolo di Sergio Mattarella

Matteo Legnani
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C'è un motivo se Giovanni Tria è rimasto, anche nelle dichiarazioni ufficiali, piuttosto freddo di fronte ai durissimi attacchi di Luigi Di Maio e degli altri M5S alla sua "soglia dell'1,6%". E, oltre che nel carattere del ministro dell'Economia, tutt'altro che fumantino e certamente non esibizionista, sta nel fatto che il titolare del Mef sa di avere le spalle ragionevolmente coperte, parlando di una sua permanenza nell'esecutivo giallo-verde. Non sono dalla Ue e dalla Bce, che possono sembrare entità astratte nell'ambito di una politica nostrana che ha ancora margini di autonomia, quanto da Sergio Mattarella. Che lì lo ha voluto, osteggiando in ogni modo che il dicastero finisse nelle mani del no-euro Paolo Savona, e che lì ragionevolmente lo vorrà mantenere nei giorni decisivi della manovra e anche dopo, come garante di quei numeri che saranno messi per iscritto e che il Parlamento dovrà votare entro il prossimo 31 dicembre. Leggi anche: Di Maio messo nel sacco da Tria. Crosetto, indiscrezione-bomba: "Non gliene frega nulla"

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