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Luigi Di Maio, ecco quando vuole (e potrà) cacciare davvero Giovanni Tria

Matteo Legnani
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Cacciare adesso lui, o qualcuno dei suoi tecnici, come piacerebbe al portavoce M5S Rocco Casalino è impossibile, perchè avrebbe un effetto destabilizzante tale da far con ogni probabilità crollare il governo. Ma è assai probabile che tra i grillini e il ministro dell'Economia Giovanni Tria le tensioni proseguano ben dopo l'approvazione della manovra finanziaria, che dovrà compiersi al massimo il 31 dicembre di quest'anno. Come riporta il Corriere della Sera, infatti, il vicepremier Luigi Di Maio ha innescato con il titolare del Mef uno scontro che intende isolare quest'ultimo dalla compagine governativa, per poi poterlo cacciare alla prima occasione possibile. Che si presenterà, probabilmente, dopo le elezioni Europee del maggio 2019, ma solo se da quel voto i 5 Stelle usciranno con una vittoria o quanto meno un consenso analogo a quello delle politiche  dello scorso 4 marzo. Cosa che sarà possibile a condizione che il reddito di cittadinanza sarà varato con la manovra. Insomma, M5S preme su Tria perchè "trovi i soldi" per fare il reddito di cittadinanza, per poi passare all'incasso alle prossime Europee e, da quella ribadita posizione di forza, cacciare il ministro "intruso" messo lì da Mattarella per "tranquillizzare" i mercati e l'Europa. Che però, se le cose andranno come pensano e sperano grillini e Lega, da giugno 2019 non sarà più quella che è oggi.. Leggi anche: Giovanni Tria ignora Di Maio e tira dritta: il ruolo di Mattarella

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