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Giancarlo Giorgetti gela Luigi Di Maio: "Se serve cambieremo la manovra, io non avrei esultato al balcone"

Giulio Bucchi
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L'intervista di Giancarlo Giorgetti a Repubblica è come una doccia gelata su Luigi Di Maio: uscire sul balcone di sera può fare malissimo. Il sottosegretario leghista alla Presidenza del Consiglio, che i grillini hanno accusato di doppiogiochismo in quanto troppo "rigorista", frena gli entusiasmi del vicepremier M5s che già giovedì sera esultava per il Def. Un accordo politico che è ancora tutto da tradurre nella manovra vera e propria, e da qui a metà ottobre (è la tesi del Quirinale ma non solo) tutto può accadere.  Leggi anche: "Di chi è l'uomo Giorgetti" La vergognosa vendetta grillina sulla Lega "Dall'esperienza dobbiamo trarre insegnamenti. Nel 2011 abbiamo assistito a una sorta di complotto contro il nostro Paese, un'azione convergente per provocare la crisi finanziaria - esordisce Giorgetti -. Se questo governo è inviso a certi ambienti può darsi che qualcuno lo voglia mettere in difficoltà, a prescindere dal 2,4 per cento. E allora ricordiamoci che dobbiamo pur andare sui mercati, a vendere i titoli di Stato. Possibilmente con interessi accettabili. E dobbiamo fare in modo che qualcuno, quei titoli, li compri". Un bagno di realismo, insomma: la "manovra del popolo" grillina deve misurarsi con la dura vita là fuori, che è fatta anche di spread e trattative con l'Unione europea. Giorgetti è cauto e rassicura Sergio Mattarella, pur rivendicando la possibilità di fare "una politica di rottura" e "scelte innovative". Da qui a parlare di strappi ce ne passa. "Se qualcosa non funzionerà, saremo pronti a intervenire anche prima della stesura definitiva della manovra e della sua approvazione. Ci è chiara l'esigenza della sostenibilità del debito, ma pensiamo che lo si possa sostenere solo se si creano più che in passato ricchezza e sviluppo". E la sceneggiata dei 5 Stelle sul balcone di Palazzo Chigi? "Non gli do peso, posso dire che non avrei fatto la stessa cosa. Ma per un semplice motivo: abbiamo concluso il primo tempo. Ora c'è il secondo, la manovra, ci sarà la sessione di bilancio. Non era forse il caso di esultare fin d'ora. Ma ognuno fa quel che ritiene". I grillini lo dipingono come l'uomo dei poteri forti, di Draghi e delle banche: "Io a dieci anni lavoravo il pesce con mio padre, altro che poteri forti. Il mio è spirito di collaborazione: voglio solo evitare che si commettano gli errori che altri hanno commesso in passato. Dall'esperienza e dal buon senso dobbiamo imparare".

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