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Manovra, una pioggia di tasse: ecco tutti i rincari e i furtarelli di Lega e M5s

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Davide Locano
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Il problema non è il parlamento "umiliato" di cui si lamenta tanto il Pd, che ora minaccia di ricorrere alla Corte Costituzionale (auguri). Voti di fiducia, testi blindati e approvazioni notturne sono stati una costante degli ultimi decenni. Chi era all' opposizione ha sempre gridato alla fine della democrazia, per poi usare lo stesso metodo una volta andato al governo. Il problema della legge di bilancio sono i suoi contenuti. Le cose concrete: le tasse, le pensioni. L' abisso che separa ciò che era stato promesso da quello che finirà sulla Gazzetta ufficiale. A giochi ormai fatti, è giusto ricordare certi impegni presi in pubblico. Tipo quello di Matteo Salvini sulla «pace fiscale», nome politicamente corretto dietro al quale doveva esserci un nuovo condono. Moralmente discutibile quanto si vuole, ma efficace. Comunque, sempre meglio di un aumento delle imposte. «Può fare incassare più di 20 miliardi di euro», disse il leader della Lega. Era l' 11 settembre, non prima del voto. Non ci sarà niente del genere: la versione del "saldo e stralcio" delle cartelle messa in manovra, legata all' Isee (il "riccometro"), esclude tutti i contribuenti dalla soglia dei 20mila euro in su. Pare fatta apposta per chi ha un prestanome cui intestare i propri beni, di sicuro la useranno in pochissimi, tanto che da essa non è atteso alcun gettito. Scomparsa pure la flat tax, almeno nei termini rivoluzionari in cui era stata promessa: ce ne sarà una versione minimalista, destinata ad alcune partite Iva. Per tutti gli altri contribuenti se ne parla nei prossimi anni, bene che vada. E poi c' è Luigi Di Maio, il traditore seriale di promesse. I Cinque Stelle avevano annunciato «il taglio delle pensioni sopra i cinquemila euro non giustificate dai contributi versati». È andata a finire che per fare cassa colpiranno pure quelle sopra ai 1.500 euro, tramite il «raffreddamento dell' indicizzazione». E le pensioni sopra ai 100.000 euro lordi figlie del sistema misto retributivo-contributivo saranno decurtate al pari di quelle costruite con il solo retributivo: non ci sarà alcuna distinzione tra la parte "buona" dell' assegno e quella "cattiva". Ancora ieri, il vicepremier grillino continuava a dire che l' Iva «non aumenterà neanche nei prossimi anni». Intanto, però, nel testo che ha fatto votare in Parlamento c' è scritto l' esatto contrario. Il resto, il governo lo lascia fare a regioni ed enti locali, che dopo tre anni di blocco avranno la possibilità di alzare Irap, Imu-Tasi e addizionali Irpef: per famiglie e imprese si annuncia un conto da un miliardo di euro l' anno. Tutto questo, come il taglio degli investimenti pubblici, sarà fatto allo scopo principale di distribuire il reddito di cittadinanza su cinque o sei milioni di italiani. Per loro, a regime, la manovra stanzia 8,3 miliardi di euro l' anno. Che spalmati sulla platea prevista consentiranno di dare a ogni beneficiato un assegno medio mensile pari ad appena 126 euro. Ci metteranno un po' a capirlo, ma tra i traditi dal governo ci sono anche loro, i veri e finti poveri illusi da Di Maio. di Fausto Carioti

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