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Michele Emiliano a Pietro Senaldi: "I grillini verranno inseguiti dalla gente in strada"

Maria Pezzi
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«Sapete che c' è? In tre anni ho sottoposto la Puglia a una cura da cavallo: eravamo penultimi come livello di assistenza sanitaria, ora siamo nella parte alta della classifica delle Regioni italiane. Siamo gli unici a riuscire a spendere integralmente tutti i fondi europei e abbiamo il più basso numero di dipendenti pubblici per abitanti del Mezzogiorno. Ho chiuso ospedali insicuri, trasferito personale, abbattuto la spesa farmaceutica, eliminato precari trasformandoli in contratti a tempo indeterminato. Perciò non solo, benché sudista, a me l' autonomia di Lombardia e Veneto non fa paura, ma la voglio anche per me. D' altronde, la prevede la Costituzione; la possibilità di ottenerla non è un' invenzione leghista ma rientra nella riforma che ha fatto la sinistra». Perché gli altri governatori meridionali non la pensano come lei? «I meridionalisti drammatizzano perché affermano che l' autonomia sarebbe un escamotage delle regioni nordiste per non contribuire alla cassa comune, ma non è così. Semplicemente, è un modo per i governatori di avere più potere». Cosa si aspetta lei dall' autonomia? «Di poter incidere di più nella vita della mia Regione e di evitare perdite di tempo, impugnative, ostacoli burocratici. Avrò dei compiti più ambiziosi e un budget superiore da gestire». La sua Regione è virtuosa, ma lei non ritiene comprensibili i timori delle altre? «L' autonomia non è dannosa. Il Sud non si aiuta con l' assistenzialismo e i regimi di favore ma se ogni governatore applica alla sua terra la cura mitteleuropea che io ho adottato in Puglia. Mi è costata consenso ma la Regione ne ha guadagnato in termini contabili e io di rispetto. Il Mezzogiorno deve capire che si salva da solo: la questione meridionale non si risolve con un trasferimento delle risorse dal Nord, perché di questo passo avremo sempre un Settentrione appesantito e un Sud incapace di crescere». Il governatore della Puglia Michele Emiliano canta fuori dal coro, sempre. Non chiede soldi, ma taglia. Coniuga reddito di cittadinanza e spending review. Voleva fare un accordo con Cinquestelle ed è finito per degrillinizzare la sua terra, ormai unica enclave non gialla del Mezzogiorno. È di sinistra ma sogna l' autonomia come i governatori leghisti. Era del Pd, però fieramente contro Renzi; e questo non è un caso eccezionale, però lui non se n' è andato, aspetta che sia il rottamatore a traslocare, e in questo ha mostrato la sua originalità rispetto a Bersani e compagni. Governatore, auspica l' autonomia per tutte le Regioni del Sud? «Ne trarrebbe beneficio tutta Italia, prima però i miei colleghi presidenti devono rendere virtuose le loro terre. Per Calabria, Campania e Basilicata oggi l' autonomia sarebbe difficile da raggiungere. Le competenze puoi aumentarle solo se poi sei in grado di realizzare davvero i progetti per i quali ti danno i soldi supplementari». Sembra che i grillini al governo frenino sull' autonomia di Lombardia e Veneto. «I grillini per me erano una grande speranza, ci avevo messo la faccia, mi sono battuto per un governo M5S-Pd. Ora i miei compagni di partito che si sono opposti all' alleanza si staranno mangiando i gomiti, se fossimo al posto della Lega, avremmo raddoppiato noi i consensi, non Salvini». Per approfondire leggi anche: Francesco Boccia: "Mi candido alla segreteria del Pd" Leghisti beneficati dall' inadeguatezza pentastellata? «E certo. I grillini ne stanno combinando di tutti i colori, gli italiani se ne stanno rendendo conto e hanno deciso di dare il timone in mano a Salvini per non andare a sbattere. Ma in quel posto avremmo potuto e dovuto esserci noi». Cosa l' ha delusa di Cinquestelle? «Sono dei chiacchieroni». Il premier Conte ha incontrato i sindaci a Foggia per un piano strategico di rilancio e non la voleva in sala: ormai è guerra aperta nella sua terra? «Non c' è guerra perché M5S in Puglia quasi non esiste più. Ogni pugliese ha il video di Di Battista che giura che non sarà fatto il Tap. Poi sappiamo com' è finita». Il gasdotto però è giusto farlo. «Sì, è giusto. Solo che i grillini avevano detto che non si sarebbe fatto perché il gas naturale non serve, affermazione incomprensibile in Occidente. Non sanno di che parlano. Io non avevo nulla contro il Tap, ma volevo farlo arrivare in un' area industriale, non su una spiaggia come ora. I grillini non mi hanno ascoltato e ora i pugliesi si trovano il Tap in una delle loro spiagge più belle. Gliene dico un' altra: a Foggia licenzieremo molti lavoratori nella sanità perché grazie al decreto dignità non possiamo rinnovare loro i contratti a termine; solo che, siccome il governo ha bloccato le assunzioni nel pubblico, non possiamo neppure prenderli a tempo indeterminato». Geniali. «Come sull' Ilva. M5S era partito con l' asserzione forte di chiudere lo stabilimento, io lo ritenevo irrealistico e ho proposto la decarbonizzazione per ricostruire l' impianto con nuove tecnologie a tutela della salute. Risultato: hanno calato le braghe, chiuso un accordo con qualche migliaio di esuberi e ignorato la questione ambientale». Come mai, Puglia a parte, il Sud è ancora incantato da M5S? «Perché non c' è altro. Il Pd balbetta. Martina e Zingaretti non hanno ancora una ricetta per l' Italia e tantomeno per il Mezzogiorno. Nessuno capisce cosa intendano fare, sono ancora fermi alla fase interna, preoccupati del congresso e di cosa succede tra i pochi militanti rimasti. Non si preoccupano però del ruolo che il Pd deve avere nel Paese. Anche a destra manca l' alternativa. Forza Italia, con tutto il rispetto che ho per Berlusconi al quale, in maniera molto critica, ho sempre voluto bene, non c' è più. Resterebbe Salvini, ma la Lega è un partito ancora a trazione nordista». Chi sosterrà tra Martina e Zingaretti? «Probabilmente il secondo, poiché è l' unica garanzia della fine del renzismo. Sono convinto che molti ex elettori non votino più il Pd perché temono il ritorno in auge di Renzi. Se però vincerà Zingaretti, Matteo farà un altro partito e la questione sarà chiusa». Non attribuisce troppa importanza a Renzi? «Ha la responsabilità di aver pensato che un grande ex partito di massa potesse diventare una formazione leaderistica. Così ha ammazzato l' immaginario collettivo degli elettori piddini. La mia, velleitaria, candidatura contro di lui alle scorse primarie aveva l' intenzione di mettere a nudo questo processo». Perché lascia il Pd? «Una questione tecnica. Sono il solo magistrato perseguito dalla Cassazione per avere una tessera di partito. Ovviamente il fatto che chi mi ha mosso obiezione sia stato beneficiato dai miei rivali politici è una cosa che non c' entra nulla con questo singolare procedimento». Cosa pensa del governo? «Durerà. Nulla può smuoverli perché i grillini sono consapevoli di aver vinto alla lotteria. Sanno che se tornano alle urne ci perdono; infatti, pur di durare si sono messi in mano alla Lega, che ha una qualità di governo superiore. Essa è apparentemente e a parole un partito estremista ma nella sostanza è una sorta di Balena Bianca, con una struttura fortemente radicata sul territorio e una buona classe di amministratori». Salvini potrebbe essere tentato di far saltare il governo dopo le Europee, in caso prendesse molti più voti di M5S. «Le Europee sono rilevanti ma c' entrano poco con le elezioni nazionali, come dimostra il nostro fatidico 41% di cinque anni fa. Salvini è un realista, sa che è al governo per un miracolo e che gli conviene stare fermo: così in un colpo mette in crisi Cinquestelle, inchiodandolo ai propri limiti, impedisce al Pd di riemergere e attende che Forza Italia si esaurisca. Piuttosto che tornare al voto ha più vantaggi ad annettere deputati e drenare tutto quel che gli riesce, compresa la parte di voto di protesta di destra a Grillo». E della manovra appena approvata cosa pensa? «I programmi di M5S e Lega non erano omogenei politicamente e quindi realizzarli avrebbe creato gravi problemi di bilancio. Hanno provato a forzare con l' Europa ma la trattativa non è andata bene, così alla fine è venuto fuori un pasticcio, con il blocco della rivalutazione delle pensioni, che ritengo un atto criminale, che va a finanziare il ritiro anticipato di 300mila lavoratori». Ma il nodo vero è il reddito di cittadinanza. «Quello che non piace alla Lega, e soprattutto ai suoi elettori, parecchio irritati per il fatto che per finanziare il sussidio grillino si sia rinunciato all' aliquota fiscale unica». Lei però in Puglia lo dà il reddito di cittadinanza. «Coinvolge 25mila persone l' anno. Massimo 600 euro a famiglia per un anno, e in quel tempo devi lavorare o seguire corsi di formazione. Fai la spesa agli anziani, lavori come custode nelle biblioteche comunali, ti dai da fare. Infatti metà delle domande non è andata a buon fine, perché i richiedenti capiscono che devono rimboccarsi le maniche e desistono». Cosa non la convince del reddito grillino? «La somma: 780 euro al Sud sono quasi uno stipendio, diventano un incentivo a non lavorare. Creerà nullatenenti di professione, che preferiscono intascare quella cifra e mantenere le esenzioni per i poveri su farmaci, trasporti e quant' altro piuttosto che cercarsi un' occupazione remunerata poco di più e perdere tutto il resto. E poi, così come pensato, il salario grillino apre al rischio di stipendiare chi ha un lavoro nero. I centri per l' impiego poi sono una calamità naturale, culturalmente e tecnicamente incapaci di trovare occupazione. Non hanno la flessibilità per farlo». Previsione finale? «Succederà a tutti i grillini quanto sta accadendo a Toninelli: la gente li inseguirà per strada per manifesta incompetenza e per non aver mantenuto fede alle loro promesse». di Pietro Senaldi

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