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Luigi Di Maio, retroscena da Palazzo Chigi: "Non tiene i suoi". Sconcerto: perché non si è presentato in CdM

di Giulio Bucchi domenica 3 marzo 2019

2' di lettura

La "mini-Tav" ottiene il sì di Luigi Di Maio, ma in cambio il leader del Movimento 5 Stelle strappa da Matteo Salvini un rinvio dell'autonomia delle regioni del Nord, almeno a fino dopo le elezioni europee di maggio. "Poi si vedrà, adesso per noi sarebbe un suicidio". Quella del capo grillino è soddisfazione mista ad amarezza, perché di fatto sa che in queste ore sta firmando una cambiale ad altissimo rischio: l'elettorato grillino potrebbe non perdonargli la concessione "mortale" sull'alta velocità Torino-Lione, ma in fondo lui si sta giocando una partita immediata, quella della permanenza del Movimento al governo.  Leggi anche: "Sono stanco di perdere. Perché non mi...?". Di Maio alla frutta: è diventato Renzi Di Maio non si è presentato all'ultimo al consiglio dei ministri di giovedì sera per non meglio precisati "impegni personali" che, secondo Repubblica, hanno stupito non poco i colleghi ministri. Sono giorni convulsi. "Due sere fa - prosegue il quotidiano diretto da Carlo Verdelli - , il vicepremier ha convocato nel suo studio i dirigenti più governativi, da Buffagni a Carelli a Spadafora. Ha spiegato che la base meridionale dei gruppi parlamentari, che è indiscussa maggioranza, non consentirà mai la secessione soft che i leghisti pretendono con il loro provvedimento bandiera". L'unico obiettivo realizzabile però è allungare i tempi, per ora, rinviare tutto di qualche mese. Poi la situazione dopo le europee potrebbe precipitare in modo naturale, di fatto disinnescando entrambe le bombe, Tav e l'autonomia. "Luigi non tiene i suoi", è il retroscena sullo sfogo di Salvini con i suoi. "Io sono disposto al confronto con tutti sulle autonomie, ma pretendo l'approvazione finale dei decreti entro l'estate. E soprattutto, voglio che entro le Europee del 26 maggio ci sia un primo passaggio qualificato". Serve, insomma, un passo prima delle europee che consenta a M5s e Lega di presentarsi alle urne senza perdere la faccia, ma nemmeno senza troppe promesse vincolanti. 

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